Se mentre triplicano gli sbarchi in Italia, si sceglie di cancellare la protezione speciale, si decide di consegnare all'illegalità migliaia di persone. Altro che combattere la criminalità e promuovere l'integrazione: la clandestinità produce il contrario.
L’intenzione di voler abolire la protezione speciale è stata annunciata dal Viceministro degli Interni e, quindi, non coinvolge solo la maggioranza ma direttamente il Governo. Per noi è grave perché la protezione speciale, in questi anni, ha consentito a migliaia di immigrati di affrancarsi dalla clandestinità, di lavorare e di vivere in Italia integrandosi. Il tema si era già posto con i Decreti Salvini; il rischio è che venga tolto il permesso anche a chi già ce l’ha e, quindi, il nostro giudizio è molto negativo, anche perché le motivazioni di questa scelta sono totalmente inaccettabili.
Il Viceministro Molteni, oggi da Milano, conferma l’intenzione del Governo di abolire la protezione speciale. L’istituto che ha consentito in questi anni a migliaia di immigrati di integrarsi e lavorare verrebbe abrogato, condannando all’illegalità e al sommerso tante persone, consegnandole alla clandestinità al mercato nero e allo sfruttamento. L’abolizione della protezione speciale è una scelta contraria a ogni principio di umanità ma è una scelta che diventa ancor più grave per le ragioni portate a sostegno. La protezione speciale sarebbe la ragione che attrae gli immigrati in Italia.
L’istituto del 41bis è stato ed è uno strumento fondamentale per la lotta alle mafie. Impedire che i boss possano continuare a dirigere la propria organizzazione dal carcere, come avveniva in precedenza, continua ad essere una necessità se si vuole spezzare la catena di comando delle cosche. Il 41bis è uno strumento che ha funzionato e funziona, che deve essere difeso e preservato ma, per farlo nel modo migliore, serve fare i conti con le osservazioni fatte recentemente dal Garante dei diritti dei detenuti.
L’ennesima denuncia del Garante milanese del cattivo funzionamento dell’Istituto Beccaria è un’ulteriore ferita che colpisce un’istituzione che è stata a lungo un punto di riferimento tra gli istituti penitenziari minorili e un esempio per il rapporto positivo con la città. I problemi di oggi hanno cause evidenti nei ritardi inaccettabili dei lavori di ristrutturazione e ampliamento ma, soprattutto, nella mancanza da molti anni di una direzione dedicata che garantisca la continuità di cui c’è bisogno per dare certezze e serenità agli operatori e ai tanti che portano avanti progetti nell’istituto e su di essi investono.
Un codice degli appalti che consente di affidare senza bandi e senza gare oltre il 90% degli appalti pubblici preoccupa e spaventa. Si lascia una discrezionalità totale per gli appalti fino a 150.000 euro, circa il 60% secondo ANAC, che vengono assegnati direttamente senza alcun obbligo di comparazione dei preventivi o altro. Non serve né il bando né la gara per gli affidamenti sotto i 5 milioni dove con la procedura negoziata l’unico obbligo è invitare tra le 5 e le 10 aziende.