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Interrogazione sul Concorso per la Polizia Penitenziaria

Ho presentato un'interrogazione al Ministro della Giustizia in merito ai concorsi per l'assunzione di funzionari del Corpo di Polizia penitenziaria.

Testo dell'interrogazione:

Atto n. 3-00898 | Pubblicato il 25 gennaio 2024, nella seduta n. 150

MIRABELLI

Al Ministro della giustizia.
Premesso che:
con il decreto dirigenziale 24 giugno 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale “Concorsi ed esami”, n. 55 del 13 luglio 2021, è stato indetto un concorso pubblico, per esami, per la copertura di 120 posti di allievo commissario della carriera dei funzionari del Corpo di Polizia penitenziaria, e all’esito della procedura sono risultati idonei 163 candidati;
con il successivo decreto dirigenziale 20 giugno 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale “Concorsi ed esami”, n. 48 del 27 giugno 2023, vista anche la rilevata carenza di organico nella qualifica, il numero dei posti messi a concorso è stato elevato da 120 a 132 unità;
con il successivo decreto dirigenziale 6 settembre 2023 è stato indetto un ulteriore concorso, questa volta interno, per titoli di servizio ed esami, per la nomina di 60 vice commissari della carriera dei funzionari del Corpo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga dissonante con il fondamentale principio di efficienza, che necessariamente guida l’agire amministrativo, l’indizione di una nuova procedura di selezione interna a pochi mesi di distanza dalla conclusione di analoga procedura pubblica, senza previamente usufruire, o facendolo comunque solo in minima parte, dei candidati risultati idonei all’esito di quest’ultima, tra i quali si segnala, peraltro, la presenza di diversi appartenenti al Corpo della Polizia penitenziaria già in possesso dei requisiti per la partecipazione al prossimo concorso interno.

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L'interrogazione è stata discussa in Aula al Senato il 14 marzo 2024.

Prendiamo atto della risposta del Sottosegretario, che ha chiarito anche gli aspetti procedurali e normativi che hanno giustificato l'indizione di un concorso successivo al primo. La nostra interrogazione scaturiva da una preoccupazione, segnalata anche da esponenti della polizia penitenziaria, inerente al rischio che veniva paventato di persone che avevano fatto concorsi banditi dal Ministero della giustizia e che, pur risultati idonei, non fossero stati poi inseriti negli organici dell'amministrazione in ragione di indizioni di concorsi successivi, che rischiavano di lasciare fuori dall'amministrazione gli idonei non rientrati nei posti coperti.

Prendiamo atto di questa precisazione. Ci auguriamo, per coloro che hanno fatto il concorso e che, pur idonei, sono rimasti fuori dalla graduatoria, che lo scorrimento abbia garantito a tutti di entrare nell'amministrazione. Ciò corrisponde infatti a una necessità di buon funzionamento e di efficienza della pubblica amministrazione e dei suoi concorsi. Sappiamo quanto sia importante per il buon funzionamento della giustizia e in particolare dell'esecuzione della pena, oltre alla copertura degli organici degli uffici giudiziari, la copertura degli organici della polizia penitenziaria, soprattutto in un momento come questo in cui la situazione carceraria italiana è in gravissima sofferenza. Sappiamo quanto sono importanti questi concorsi.

Sappiamo anche, e voglio dirlo al Sottosegretario, che questi concorsi non saranno mai sufficienti se continuerà una politica criminale della giustizia, che comporta un incremento costante e continuo dei detenuti nei penitenziari italiani. Purtroppo infatti questa è la situazione che stiamo registrando.

Pensiamo anche alle condizioni di lavoro dei nostri agenti di Polizia penitenziaria, che fanno un lavoro encomiabile e che noi ringraziamo per il servizio che svolgono nei nostri penitenziari. È un lavoro che si svolge in condizioni sempre più difficili, sempre più drammatiche, non solo per la carenza di personale, ma soprattutto per le condizioni in cui versano i nostri penitenziari e per l'aumento di detenuti, che continua, non cessa e sta portando al collasso del nostro sistema.

Mi auguro quindi che, accanto alla doverosa copertura dei posti vacanti di Polizia penitenziaria, che è assolutamente necessaria, ci sia anche un ripensamento del modello di politica criminale di questo Paese. Infatti, se non intraprenderemo un percorso diverso, che porti non dico a una riduzione, ma quanto meno a una stabilizzazione del numero complessivo di detenuti, potremo aumentare quanto vogliamo l'organico della Polizia penitenziaria, ma la situazione rimarrà drammatica per tutti quelli che sono dentro carcere, compresi i nostri agenti di Polizia penitenziaria.



 

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