Mentre Salvini per la ventiquattresima volta annuncia un tavolo sul piano casa e mentre nella legge di bilancio non viene destinato un solo euro per il sostegno degli affitti o per realizzare nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale, il PD presenta un piano fatto di proposte concrete per affrontare il tema dell’abitare dando risposte alle centinaia di migliaia di famiglie che non vedono soddisfatto il proprio diritto a una casa dignitosa e sostenibile.
Ho presentato come primo firmatario un disegno di legge contenente misure per la regolamentazione degli affitti brevi, in particolare per le città e i Comuni ad alta densità abitativa.
Il testo che ho presentato - e che è sottoscritto dai colleghi del Gruppo del PD al Senato - si inscrive in una serie di proposte per la casa presentate dal PD nell'incontro “Un nuovo piano nazionale per il diritto alla casa” (video).
Nell'ambito dell'iniziativa sono state presentate una serie di priorità che costituiscono un programma di svolta sulle questioni dell’abitare partendo dalla necessità di investire nuovamente sull’edilizia residenziale pubblica e sociale, passando dalla scelta della rigenerazione urbana, dal bisogno di mettere mano con urgenza ad una regolamentazione del fenomeno degli “affitti brevi”, per arrivare alla risposta di cui necessitano le studentesse e gli studenti.
Qui il documento che raccoglie le proposte del PD (file PDF).
Tra le proposte di legge presentatate in Parlamento nell'ambito delle iniziative del PD, c'è anche il Disegno di Legge A.S. 922 "Disposizioni in materia di locazioni a breve termine nei Comuni ad alta tensione abitativa" di cui sono primo firmatario (testo del DDL scaricabile in PDF).
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Un nuovo piano nazionale per il diritto alla casa.
L’Italia deve dotarsi di un nuovo Piano nazionale per il diritto alla Casa. Siamo infatti di fronte ad una questione che riguarda le vite delle persone, delle comunità, delle città rispetto a cui c’è bisogno di una grande svolta, di un cambiamento deciso, di un cambiamento radicale.
Ciò è necessario sia in termini di strategie nazionali che, prim’ancora, di scelte “culturali” del Paese.
Del resto i bisogni abitativi sono cambiati, richiedono risposte diversificate, siamo nel pieno di transizioni che trasformano lo spazio urbano, cresce la mobilità sociale. Le classi dirigenti italiane per molto, troppo tempo, salvo rare eccezioni, hanno ritenuto che la questione dell’abitare potesse essere ignorata o, nei fatti, demandata al semplice gioco tra “domanda” e “offerta” o, infine, delegata sostanzialmente e in forma marginale alle politiche locali senza un chiaro quadro di riferimento. La conferma di tutto questo è rappresentata dalle scelte più recenti del governo Meloni che da una parte smette, gravemente, di finanziare il Fondo sostegno affitti e il Fondo per la morosità incolpevole e dall’altra presenta, sulla questione rilevantissima degli affitti brevi, ricette assolutamente insoddisfacenti.
L’Italia - è allora sempre più evidente - attende da decenni un vero e proprio “Piano Casa” che riguardi le strategie e le politiche da realizzare per non lasciare sole le persone di fronte al tema dell’abitare, di fronte al proprio progetto di vita, di fronte all’esplodere - in alcune grandi aree metropolitane ma non solo - dei costi delle abitazioni.
Affermiamo tutto ciò sapendo che non c’è più tempo da perdere poiché la carenza di una politica nazionale ambiziosa e organica, di una solida cornice di riferimento, ha contribuito ad ampliare la forbice e i divari tra i diversi territori, tra chi ha e chi non ha, tra chi può e chi non può e ha reso anche più deboli gli strumenti a disposizione delle comunità e degli stessi Enti locali da cui (non casualmente) proprio in questi mesi arrivano proposte particolarmente utili e significative. Proposte per noi dirimenti sia rispetto alla funzione sociale delle politiche dell’abitare che in relazione proprio ad alcuni dei dossier più delicati, a partire dalla necessità di regolamentare il mercato degli affitti brevi (materia rispetto a cui l’Italia ha accumulato un ritardo unico a livello europeo).
Le priorità che segnaliamo si collocano in questo contesto. Vogliamo infatti che il nostro Paese, attraverso il pieno coinvolgimento delle sue diverse articolazioni istituzionali, delle parti sociali, delle forze economiche, degli operatori, della cittadinanza attiva, degli abitanti, si doti di un grande progetto coerente con un principio essenziale: la Casa è un tassello ineludibile delle politiche di welfare e un fondamentale diritto di cittadinanza, perché è un diritto poter vivere in alloggi dignitosi e abitare in luoghi adeguati e sicuri - come ha peraltro sottolineato con grande forza anche il Parlamento europeo attraverso la risoluzione del 21 gennaio del 2021 -. Questo approccio deve riguardare la condizione di vasti strati di popolazione. Certamente le persone che vivono in condizioni di precarietà e fragilità sociale e, pure, chi ha sempre ritenuto di potersi cimentare con l’acquisto o l’affitto di un’abitazione corrispondente alle proprie necessità ed oggi si trova, molto più di prima, in una condizione di profonda esposizione ed incertezza, una condizione che è cresciuta in particolare in questi anni in ragione di fattori globali, nazionali, locali.
La nostra azione parte dunque dal ritenere cruciali i punti già sottolineati dalle amministrazioni delle più grandi città italiane ed espressi anche da alleanze sociali molto significative che hanno preso corpo in questi mesi. Pensiamo ai contenuti, ad esempio, del documento “Rilanciare le politiche pubbliche per l’abitare” promosso dal Forum Diseguaglianze e Diversità, insieme alle organizzazioni sindacali e del terzo settore, o pensiamo a quanto emerge dalle università, dai comitati di quartiere, dal movimento degli studenti universitari (il cui contributo per la riapertura nazionale del dibattito pubblico è stato in questi mesi irrinunciabile), dalle organizzazioni di categoria e dagli interessi.
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