Le scommesse sul calcio, la pubblicità che sarebbe vietata e l’inerzia del governo
Articolo pubblicato su Domani.
Nella disattenzione generale, non solo non si interviene per la tutela delle persone e dei minori, ma si rischiano passi indietro rispetto a scelte fatte per limitare i danni del gioco
L’inchiesta della procura di Milano sui siti illegali in cui sono coinvolti diversi calciatori ha fatto tornare agli onori delle cronache il tema del gioco. L’attenzione è legata più alla visibilità dei protagonisti che alla preoccupazione per la diffusione del fenomeno. D’altra parte il tema è scomparso dall’agenda del governo e di buona parte della politica.
Il gioco, tranne quello digitale, continua a non essere regolamentato. Sono passati otto anni dall’intesa Stato-Regioni che non fu recepita a causa della fine della legislatura, e che aveva definito un quadro a tutela della salute delle persone e anche delle aziende, ma con l’obiettivo di ridurre la domanda e l’offerta di gioco.
Da allora la legge ha delegato il governo a regolamentare i giochi. L’assenza di questa normativa comporta la continua proroga delle concessioni, la mancanza di decisioni sugli orari di apertura e la distanza dai luoghi sensibili dei siti dove si gioca e quella delle prescrizioni a tutela degli utenti, dai tempi di gioco ai limiti di spesa.
L’inerzia del governo si accompagna a una stagione in cui si sta perdendo di vista l’obiettivo della riduzione della domanda e dell’offerta di gioco.
È evidente l’aumento delle sponsorizzazioni delle squadre e negli stadi di siti di gioco, ma soprattutto è evidente, nonostante la proibizione assoluta, la crescita di spot televisivi, spesso con testimonial molto popolari, che si richiamano direttamente alle scommesse e al gioco online.
È chiaro che il regolamento di Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, che consente l’informazione sulle quote per gli scommettitori e altro, viene usato per aggirare la legge che proibisce ogni forma di pubblicità di giochi e scommesse. L’invito che sta spopolando anche sulle tv generaliste a «giocare responsabilmente» non è altro che una pubblicità evidente dei siti di gioco online.
Di fronte a questa situazione è necessario aprire una riflessione su cosa si deve fare per difendere la norma che proibisce la pubblicità. Bisogna evitare che, nel silenzio generale sul tema, non solo non si intervenga sulla regolamentazione lasciando nella indeterminatezza cose fondamentali per la tutela delle persone e dei minori, ma si facciano passi indietro rispetto a scelte fatte per limitare i danni del gioco, come appunto la proibizione assoluta della pubblicità.
Pensando poi, come racconta anche l’inchiesta di Milano, a quanto la criminalità sia sempre più interessata al gioco, non deve venir meno l’attenzione a governare il settore con l’obiettivo di ridurre la domanda.