Situazione carceri: la funzione delle pene sia riabilitativa come previsto dalla Costituzione
Articolo pubblicato da Zona Nove.
Purtroppo, in questi mesi la situazione negli istituti di pena non è cambiata se non in peggio.
I dati diffusi dall’Associazione Antigone sulla sovrappopolazione, sui suicidi e sulla situazione degli istituti per i minori confermano che la situazione è grave, che spesso si registrano condizioni di detenzione non degne di un Paese civile e distanti dal dettato costituzionale.
Tutto ciò avviene con l’indifferenza e l’inerzia del Governo.
Nonostante le, anche recenti, sollecitazioni del Presidente della Repubblica e la convocazione straordinaria della Camera, voluta dalle opposizioni, sull’emergenza carcere, il Governo, come succede da anni, è rimasto sordo.
Ma è ormai evidente che non si tratta di una sottovalutazione ma di scelte consapevoli figlie di un’idea della funzione delle pene molto distante da quella riabilitativa prevista dalla Costituzione. Durante la recente discussione in Parlamento di fronte ai dati che mostrano le condizioni di disagio all’interno degli istituti, con carceri che, come San Vittore, hanno il doppio dei detenuti rispetto alla loro capienza ed il numero dei suicidi continua ad aumentare, l’unico ordine del giorno presentato dalla maggioranza parlava di droni e interventi contro le rivolte.
Insomma, conta solo l’aspetto securitario e scompare la funzione riabilitativa e il tema della sofferenza nelle carceri. Carceri che vorrebbero separate e impermeabili dalla società, lontane da ogni tipo di controllo e di supporto per i percorsi di lavoro e formazione.
L’idea, sbagliata, è quella di illudere che riempiendo e chiudendo le carceri i cittadini siano più sicuri. Non è così e a dimostrarlo ci sono i dati sulle recidive che dimostrano come siano molte meno più sono le opportunità di incontro e formazione, più il carcere funziona come dovrebbe funzionare secondo la costituzione. Questa idea della pena come punizione e sofferenza ispira anche altri provvedimenti.
Il decreto Caivano ha aumentato il numero dei minori reclusi portando al collasso gli Ipm (Istituti Penali per i Minorenni) ed ora a Bologna trasferiscono i minori nel carcere della città allestendo un reparto dedicato. È evidente che così viene meno quell’attenzione al recupero dei minori che delinquono che ha sempre qualificato il nostro sistema penale.
Anche in questo caso si sacrifica il ruolo rieducativo della pena a favore della mera dimensione securitaria.
Tutto ciò si aggiunge alla vacanza, che dura ormai da mesi, del capo del Dap e alla mancanza di molti direttori; solo a Milano sono senza testa San Vittore, Opera ed il Beccaria. Sembra quasi, anche qui, non interessi dare stabilità a chi deve, prima di tutto, garantire salute, lavoro e formazione nelle carceri.
Questi fatti fanno pensare che l’inerzia di fronte ai gravi problemi degli istituti di reclusione sia voluta, conseguenza di una scelta politica.
Dice uno dei protagonisti del film ‘Le ali della libertà’: “Quando pensano a noi, pensano solo a muri, celle e sbarre.”
E pare proprio questa la strada scelta dal Governo, non certo quella indicata dalla nostra illuminata Costituzione.