C'è bisogno di un riordino del settore del gioco
Intervento a Radio Immagina (audio).
Credo che bisogna ripartire dall’intesa tra Stato e Regioni che nella scorsa Legislatura poteva portare ad una legge di riordino del settore del gioco.
Abbiamo ripresentato una proposta di legge di riordino in questa Legislatura, con gli stessi principi dell’intesa raggiunti in precedenza. È una proposta di legge che era stata il frutto di un lavoro molto serio fatto dall’allora Sottosegretario Baretta, dal PD in un’interlocuzione con tutti i mondi del gioco ma in particolare con l’associazionismo che ha posto con grande forza proprio il problema della ludopatia e della sostenibilità sociale del gioco.
Credo che si debba partire dalle regole e dal riordino del settore che è necessario.
Bisogna ridurre domanda e offerta di gioco e lo abbiamo cominciato a fare riducendo il numero delle slot machines in questi anni; volevamo farlo ancora alla fine del Governo precedente ma non ci siamo riusciti.
C’è poi anche un problema di regole: dobbiamo fare in modo che le persone che vanno a giocare siano tutelate e per tutelarle bisogna avere delle regole che permettano di non giocare troppi soldi, che impediscano ai ludopatici di giocare, che impediscano tutti quei giochi che hanno tempi di gioco che provocano meccanismi tali da portare le persone a rovinarsi. Su questo ci sono molte proposte, contenute anche nell’ipotesi di legge di riordino.
Bisogna continuare anche a ridurre la domanda di gioco. Per questo c’è un lavoro sociale da fare ma anche più semplicemente bisogna proseguire sulla strada della abolizione della pubblicità del gioco sulla televisione e in radio.
Abbiamo fatto passi avanti su questo ma ci sono ancora troppe occasioni per aggirare la norma e continuare a propagandare il gioco.
Tutto questo credo che possiamo farlo.
È stata data la delega sul gioco d’azzardo a Durigon, se sarà ancora lui il Sottosegretario spero che intraprenda questa strada, perché è la strada che consente anche a tutto il settore, che è fatto anche da tante piccole imprese, di capire quali sono i contorni e di riorganizzarsi per ridurre la domanda.
Ovviamente questo vuol dire che lo Stato non può più pensare di incassare 8 miliardi all’anno dal gioco d’azzardo in forme di tassazione.
In questi anni, abbiamo cominciato a provare a ridurre il gioco ma abbiamo vissuto un paradosso: abbiamo ridotto le macchine da gioco, abbiamo imposto regole innovative per intervenire sulla domanda, a partire dall’identificazione delle persone che giocano con la tessera sanitaria o altro, però contemporaneamente abbiamo continuato ad aumentare la quota di tassazione che lo Stato ha messo a bilancio proveniente dal gioco d’azzardo. Alla fine, quindi, da una parte abbiamo cercato di ottenere più soldi da un settore e dall’altra parte abbiamo cercato di ridurlo.
Siamo un Paese in cui si spende tantissimo nel gioco ma gli operatori del gioco, dovendo pagare tantissime tasse, non guadagnano molto e, quindi, è evidente che bisogna trovare un equilibrio diverso che consenta a chi lavora di farlo ma che consenta anche di ridurre domanda e offerta di gioco.
Il Recovery Fund in questo ragionamento ci può stare soltanto perché spero che nei prossimi anni avremo la possibilità di rinunciare ad una parte significativa di quegli 8 miliardi di entrate derivanti dal gioco d’azzardo che ancora oggi segnano il bilancio dello Stato.