Maggioranza in imbarazzo su Santanché
Ieri il presidente dei deputati di FdI Tommaso Foti ha detto che non serviva Santanché venisse in Parlamento, perché aveva già chiarito.
Oggi la premier Meloni lo smentisce, definendosi tranquilla perché la ministra ha dato la sua disponibilità a riferire alle Camere.
E’ chiaro che la maggioranza è in difficoltà e in grave imbarazzo di fronte alle pesantissime accuse alla titolare del dicastero del Turismo.
Ma quale migliore occasione per lei di chiarire che venire a rispondere alla nostra interrogazione?
Testo dell'interrogazione:
Atto n. 3-00529 con carattere d'urgenza - Pubblicato il 27 giugno 2023, nella seduta n. 81
MISIANI, BOCCIA, BAZOLI, LORENZIN, MIRABELLI, NICITA, ZAMBITO, IRTO, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ROSSOMANDO, ALFIERI, CAMUSSO, CRISANTI, DELRIO, FINA, FRANCESCHELLI, FRANCESCHINI, FURLAN, GIACOBBE, GIORGIS, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, MELONI, PARRINI, RANDO, ROJC, SENSI, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI
Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e delle imprese e del made in Italy.
Premesso che:
un'inchiesta televisiva realizzata dal programma “Report”, andata in onda il 19 giugno 2023, e intitolata “Open to Fallimento”, ha sollevato serie accuse nei confronti della Ministra del turismo, la senatrice Daniela Garnero Santanchè;
secondo l’inchiesta e secondo quanto riportato da vari quotidiani, dal 2018, momento in cui Santanchè e Mazzaro, suo socio ed ex compagno, sono subentrati nella gestione diretta della società Ki group, quest’ultima ha cominciato ad avere difficoltà nel pagare i fornitori e ha accumulato debiti fino a 8 milioni di euro, pari a quasi un quarto del fatturato;
dal 2019, i bilanci di Ki group sono stati sempre bocciati dalla società di revisione ed è stata creata una seconda società con lo stesso nome (società a responsabilità limitata) rendendo di fatto la prima solo una “scatola vuota”;
secondo l’inchiesta, che riporta testimonianze di dipendenti e fornitori, la società avrebbe licenziato dipendenti, ancora in attesa del pagamento di stipendi arretrati, senza peraltro riconoscere loro il trattamento di fine rapporto dovuto, con “bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione, ditte messe in difficoltà, o addirittura strozzate, mancato saldo delle forniture”;
inoltre, secondo quanto riportato, alcuni dipendenti sarebbero stati messi in cassa integrazione pur continuando a lavorare;
in 9 anni il valore di Ki group è passato da 35 milioni a 465.000 euro, gli azionisti hanno versato 23 milioni di euro, mentre la Ministra ha ricevuto 2 milioni e mezzo di euro per le cariche sociali e il socio, Canio Mazzaro, circa 6 milioni di euro;
considerato inoltre che:
la società Ki group risulta essere stata destinataria di un prestito pari a 2,7 milioni di euro, da parte del fondo “Patrimonio PMI” di Invitalia, risorse che dovevano essere utilizzate per pagare fornitori e dipendenti;
da atti pubblici risulta che la Ministra, attraverso la società immobiliare Dani S.r.l., sia socia della Ki group (controllata a sua volta da persone riconducibili alla sua famiglia) e sia stata destinataria di numerosi aiuti di Stato, tra cui un credito di imposta di 600.000 euro e il suddetto finanziamento di 2,7 milioni di euro, con contratto di sottoscrizione di strumenti finanziari ai sensi della sezione 3.3 del quadro temporaneo di aiuti connessi all’emergenza epidemiologica da COVID-19;
dalla relazione sulla gestione allegata al bilancio al 31 dicembre 2021 e pubblicata nel registro delle imprese, la stessa Ki group dichiara di aver ricevuto da Invitalia, quale gestore del fondo, in data 17 maggio 2022, una richiesta di restituzione anticipata del prestito. La società, pertanto, è attualmente debitrice del fondo, e quindi dello Stato, della somma di 2,7 milioni di euro, oltre accessori;
premesso inoltre che:
secondo quanto riportato dal quotidiano “la Repubblica” del 23 giugno, anche per la gestione della società “Visibilia” da parte della Ministra sono state riscontrate “gravi irregolarità” che avrebbero arrecato “danni ad azionisti, società e al corretto funzionamento del mercato” secondo quanto riportato nelle consulenze che la Procura di Milano ha depositato nel procedimento civile davanti al Tribunale delle imprese;
inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa” del 23 giugno, “il consulente nominato dalla aggiunta Laura Pedio e dai pm Roberto Fontana e Maria Gravina, parla di ‘una irreversibile crisi reddituale’ della Visibilia Editore Spa e della Visibilia Srl già al 31 dicembre 2016, ‘oltre che di un significativo deficit patrimoniale in capo alla concessionaria’. Tant’è che se le svalutazioni fossero state correttamente iscritte a bilancio, a fine 2016, secondo il consulente, avrebbero provocato un deficit di oltre 4 milioni di euro nel patrimonio netto contabile della sola Spa”;
secondo il quotidiano, “la segnalazione dei soci di minoranza è arrivata in procura a luglio e nell’inchiesta, aperta per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, tra gli altri risulta indagata proprio la Ministra Santanchè”,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di fare al più presto chiarezza sui gravi fatti esposti, che, al di là delle loro eventuali implicazioni sui piani civile e penale, non sono degni della disciplina e dell’onore che dovrebbero caratterizzare le azioni di un Ministro della Repubblica;
quali azioni di rispettiva competenza intendano altresì adottare i Ministri in indirizzo al fine di tutelare i lavoratori delle società Visibilia e Ki group e sanzionare i comportamenti scorretti delle due società nei confronti dei loro dipendenti.