In Sicilia e Sardegna avanza la desertificazione

Adesione ad un'interrogazione del Gruppo PD sull'emergenza siccità in Sicilia e Sardegna.

Testo dell'interrogazione:

Atto n. 3-01243 | Pubblicato il 3 luglio 2024, nella seduta n. 205
Svolto question time il 4 luglio 2024 nella seduta n. 206 dell'Assemblea

NICITA, BOCCIA, BAZOLI, MIRABELLI, LORENZIN, ZAMBITO, IRTO, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ALFIERI, CAMUSSO, CASINI, CRISANTI, DELRIO, FINA, FRANCESCHELLI, FRANCESCHINI, FURLAN, GIACOBBE, GIORGIS, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, MELONI, MISIANI, PARRINI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI


Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. 
Premesso che:
in Sicilia perdura una condizione di grave siccità con una forte anomalia della precipitazione cumulata: a fine maggio 2024 le precipitazioni accumulate in Sicilia negli ultimi 12 mesi, con una media regionale di 453 millimetri, sono scese sotto la soglia di 500 millimetri medi, valore che non si registrava dalla grande siccità del 2002, quando nello stesso periodo l’accumulo medio risultava essere stato di 415 millimetri. Spiccano alcune aree della regione, principalmente nella Sicilia centro-orientale e sulla fascia centro-meridionale, dove gli accumuli annuali sono inferiori a 300 millimetri, con deficit che arrivano a superare il 60 per cento a livello annuale, come a Catania, dove con soli 240 millimetri caduti in un anno mancano all’appello oltre 400 millimetri di pioggia;
nelle zone del Catanese e del Siracusano si registrano le anomalie più alte. Catania città registra addirittura un’anomalia del 70 per cento, il che vale a dire che nel periodo compreso tra luglio 2023 ed aprile 2024 a Catania vi è stato il 70 per cento in meno delle precipitazioni. A Linguaglossa si tocca il 79 per cento in meno, a Mineo si arriva al 67 per cento, a Paternò al 71. Nel Catanese non cadeva così poca pioggia dal 1969. Nel Siracusano, invece, i centri più in crisi sono Augusta e Lentini, con percentuali analoghe;
la condizione di grave siccità riguarda in ogni caso l’intera regione Sicilia: le 29 le dighe siciliane mostrano quasi tutte una portata dell’acqua dimezzata rispetto all’anno precedente e una parte significativa di questa è da tempo bloccata o dispersa per gli ostacoli alla distribuzione, alla pulitura degli alvei, al blocco delle perdite;
per il comparto agricolo e zootecnico quest’anno si stima una perdita pari in media al 50 per cento della produzione nello scenario di “improbabili precipitazioni estive” e del 75 per cento nel caso in cui queste non dovessero verificarsi. Grano, cereali e foraggi, segnala la Coldiretti, fanno registrare un calo nella produzione con punte del 100 per cento, per non parlare dei danni al settore zootecnico;
il piano di razionamento dell’acqua coinvolge quasi un milione di persone, circa un quinto della popolazione siciliana. La riduzione forzata di forniture d’acqua potabile da parte di Siciliacque, la società che gestisce le reti idriche dell’isola, riguarda già 93 comuni nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. Sono previste riduzioni della portata d’acqua fra il 10 e il 45 per cento, con punte più alte in 15 centri del nisseno e dell’agrigentino. Secondo i dati ANBI, in alcuni invasi dell’isola per uso potabile manca oltre il 90 per cento dell’acqua;
nei giorni scorsi è stato lanciato un allarme dai centri di dialisi alla Regione. Per ognuno dei 4.000 pazienti sotto trattamento nelle 81 strutture dell’isola, servono 1.500 litri di acqua a seduta, mentre in molti comuni l’acqua viene erogata ogni 15 giorni;
anche le associazioni del settore turistico hanno lanciato l’allarme circa la fornitura di acqua potabile e sul costo dell’impiego delle autobotti;
ad oggi, l’intervento del presidente della Regione Siciliana risulta assolutamente insufficiente: solamente 20 milioni di euro per misure compensative, ma la stima della perdita economica complessiva va, a seconda degli scenari ipotizzati, da un miliardo a 2 miliardi e 686 milioni di euro;
nel corso dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, il Governo ha dato parere negativo su un emendamento a prima firma del primo interrogante (emendamento 14.0.9 (testo 2), poi respinto, che destinava tra l’altro 600 milioni al contrasto urgente all’emergenza siccità in Sicilia e in Sardegna;
in Sardegna, l'emergenza siccità è rappresentata dal passaggio delle scorte nelle dighe dal 62,8 al 57,4 per cento. In numeri assoluti ciò significa che in un mese (l'ultimo dato è relativo al 30 giugno 2024) l'isola ha a disposizione 100 milioni di metri cubi in meno negli invasi, la cui portata è passata da 1145.63 milioni di metri cubi a 1048.06 milioni. A soffrire maggiormente la sete sono le campagne della parte centro-orientale dell’isola, Ogliastra e Nuorese, ma c'è vi sono aree in cui la situazione è addirittura peggiore, come nel Sulcis;
in tutte le regioni meridionali, in ogni caso, nessuna significativa precipitazione piovosa ha mitigato la gravissima aridità, che attanaglia da quasi un anno il Mezzogiorno. Mentre al Nord i corpi idrici sono al colmo, in Basilicata le riserve d'acqua stoccata nei bacini artificiali sono calate di 12 milioni di metri cubi in una settimana ed il deficit sul 2023 è salito a quasi 194 milioni di metri cubi; in Puglia sono 12 i milioni di metri cubi d'acqua rilasciati dagli invasi della Capitanata ed il deficit rispetto ai volumi invasabili è di circa il 56 per cento; nel basso Salento, da inizio 2024, la pioggia caduta è stata mediamente di 169 millimetri (a Santa Maria di Leuca, solo 125,5 millimetri) registrando quindi un 45 per cento in meno sull'andamento climatico consueto. La Regione Basilicata si accinge a richiedere lo stato di emergenza; la Calabria occupa, insieme a Basilicata, Sicilia e Puglia, il primo posto della classifica delle regioni sottoposte a un elevato tasso di stress idrico, analizzando il rapporto tra prelievi idrici totali e disponibilità di acqua superficiale e sotterranea. Le sorgenti idriche sono in calo del 50 per cento e gli invasi sono pochi e obsoleti. Le coltivazioni della vite di Bivongi, Palizzi, Pellaro, la produzione bergamotticola hanno avuto un crollo importante rispetto agli scorsi anni, mettendo in pericolo la tenuta economica e sociale del tessuto produttivo e delle aziende stesse. Le produzioni di olio d’oliva e quelle orticole si sono ridimensionate in maniera trasversale sia sulla fascia ionica che su quella tirrenica del Reggino che nei territori del Vibonese. Nelle ultime settimane tutte le fonti regionali che alimentano l'acquedotto campano Torano-Biferno (sorgenti del Maretto, del Torano e del Biferno, per il tramite dell'acquedotto molisano) stanno registrando un "severo e perdurante decremento della capacità di alimentazione". Nel 2017, anno nel quale fu dichiarata l'emergenza idrica, nel mese di maggio la portata delle fonti era pari a 4.156 litri al secondo. Dal 1° al 19 giugno è stata di 4.077 litri al secondo;
considerata la necessità di un'azione rapida e coordinata a livello nazionale per affrontare la crisi climatica ed idrica e garantire la sopravvivenza del settore agricolo e zootecnico, fondamentale per l'economia e la sicurezza alimentare del Paese, la sostenibilità dei flussi turistici e le stesse condizioni di vivibilità della popolazione residente,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei dati riportati e quali azioni di propria competenza abbia posto in essere sino a questo momento per fronteggiare la crisi idrica;
quali urgenti e improcrastinabili misure, sia di carattere emergenziale che di carattere strutturale, il Governo intenda mettere in atto per fronteggiare la gravissima crisi che le regioni insulari e meridionali stanno attraversando sia sotto il profilo ambientale che sotto quello economico-sociale.

Pin It

Iscrizione alla newsletter Franco Mirabelli

Accetto Informativa sulla privacy

© Franco Mirabelli 1960 ... 2022

Biografia in breve