Il Governo chiarisca l'atteggiamento critico verso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

Adesione ad un'interrogazione del Gruppo PD per chiedere chiarimenti sull'atteggiamento critico di esponenti del Governo verso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Testo dell'interrogazione:

Atto n.3-01954 | Presentato nella seduta del 10 giugno 2025

ZAMPA, VERDUCCI, PARRINI, VALENTE, ALFIERI, DELRIO, RANDO, MIRABELLI, MANCA, VERINI, BAZOLI, NICITA, D'ELIA, MALPEZZI, GIACOBBE, ROJC, TAJANI, MARTELLA, FLORIDIA Aurora

Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno.
Premesso che:

a ottobre 2024, il Presidente della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (ECRI) ha presentato il report annuale per il 2024, volto ad affrontare quattro fenomeni «strutturali» che interessano il panorama europeo, per quanto di competenza del Consiglio d'Europa, quali la selezione delle persone fermate e perquisite in base a origini nazionali o etniche, la segregazione scolastica dei bambini rom e le forme di discriminazione contro le persone trans e intersessuali;

dopo la presentazione del report, che non conteneva dati né riferimenti specifici a situazioni riguardanti singoli Stati membri del Consiglio d'Europa, è intervenuta una recente dichiarazione sul tema da parte del Presidente dell'ECRI, Bertil Cottier. Sollecitato da alcune domande di giornalisti italiani, egli si è limitato a ribadire la raccomandazione già espressa in occasione della presentazione del documento, ovvero l'invito rivolto all'Italia a condurre uno studio indipendente sulla profilazione razziale, con l'obiettivo di valutare il fenomeno nella sua complessità;

le recenti dichiarazioni del Presidente dell'ECRI nulla aggiungono rispetto a quanto già dichiarato lo scorso ottobre, e riportano e semplici suggerimenti volti ad approfondire un fenomeno che appare però presente nel panorama europeo tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa;

considerato che:

a seguito delle recenti affermazioni del presidente Cottier, sono sopraggiunte numerose dichiarazioni da parte degli esponenti del Governo italiano, volte a screditare e attaccare duramente l'operato del Consiglio d'Europa;

le indicazioni dell'ECRI, infatti, sono state lette come un attacco diretto e mirato alle forze dell'ordine italiane, e lo stesso Consiglio è stato accusato di faziosità e scarsa imparzialità;

la Presidente del Consiglio dei ministri ha affermato che "lo spirito originario" del Consiglio d'Europa sarebbe "smarrito", anche altri rappresentanti della maggioranza hanno attaccato il Consiglio d'Europa;

al riguardo, val la pena ricordare le parole del ministro e vice Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, che ha chiesto di "sciogliere" il Consiglio d'Europa, perché "ente inutile" utilizzando, inoltre, parole insultanti e producendosi in un autentico turpiloquio via social;

lo scorso 28 maggio, in occasione di una conferenza stampa tenutasi a Madrid in un momento di incontro e scambio con il suo omologo spagnolo, il Ministro dell'interno ha messo in forte discussione il ruolo e l'esigenza del Consiglio d'Europa, giungendo a definire lo stesso organismo come "nocivo";

affermazioni tanto più gravi perché rese in occasione di un incontro in una sede internazionale;

tali affermazioni si inseriscono in una più ampia dinamica di contestazione del ruolo delle istituzioni europee di tutela dei diritti fondamentali, come dimostrato anche dalla recente lettera indirizzata alla Corte europea dei diritti dell'uomo, sottoscritta dall'Italia insieme ad altri Paesi membri, che sembra mirare a una limitazione dell'indipendenza della Corte stessa,

si chiede di sapere se il Governo non ritenga che queste ripetute osservazioni, nonché l'atteggiamento fortemente critico manifestato negli ultimi mesi anche attraverso la lettera che lo stesso Governo ha indirizzato alla Corte europea dei diritti dell'uomo, stiano alimentando e ponendo in atto pericolose delegittimazioni dei diversi organismi internazionali, di cui l'Italia è Paese membro e incentivando una realtà di isolamento dell'Italia rispetto agli altri partner europei e internazionali.

 

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