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Il Decreto ONG

Adesione di un'interrogazione del Gruppo sulla gestione dei migranti e dei soccorsi in mare.

Testo dell'interrogazione:

Atto n. 3-00654 | Pubblicato il 5 settembre 2023, nella seduta n. 97

BOCCIA, ZAMBITO, PARRINI, FRANCESCHELLI, GIORGIS, BAZOLI, CAMUSSO, D'ELIA, DELRIO, FINA, FURLAN, GIACOBBE, LA MARCA, LOSACCO, MANCA, NICITA, MARTELLA, MIRABELLI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, TAJANI, VALENTE, VERINI, ZAMPA

Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti. 
Premesso che:
il decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 15, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori, viola, a parere degli interroganti, numerosi obblighi inderogabili previsti dal diritto internazionale consuetudinario e pattizio e, in particolare, dall’articolo 98 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, fatta il 10 dicembre 1982 a Montego Bay e ratificata dall’Italia con legge 2 dicembre 1994, n. 689; dal Cap. V, Regola 33 della Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare del 17 giugno 1960, resa esecutiva in Italia con legge 22 giugno 1980, n. 313, nonché dal diritto interno (e, in particolare, dagli articoli 1113 e 1158 del Codice della Navigazione) con conseguente palese violazione degli articoli 10 e 117, primo comma, della Costituzione;
il 26 gennaio 2023, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha indirizzato una lettera al Ministro dell'interno italiano, Matteo Piantedosi, invitando il Governo italiano a considerare la possibilità di ritirare il decreto o, in alternativa, nel corso del dibattito parlamentare, di apportare le modifiche necessarie, affinché il testo soddisfacesse appieno gli obblighi dell'Italia in materia di diritti umani e nel rispetto del diritto internazionale;
il Commissario, infatti, esprimeva il timore che alcune disposizioni contenute nel decreto potessero ostacolare le operazioni di soccorso delle ONG nel Mediterraneo centrale e, per tale motivo, porsi in contrasto con gli obblighi dell'Italia in materia di diritti umani e diritto internazionale; prima fra tutte, la norma che obbliga le navi dopo un'operazione di salvataggio a raggiungere, senza ritardo, il porto assegnato per lo sbarco, impedendo che queste compiano salvataggi multipli in mare e costringendole a ignorare ulteriori richieste di soccorso nelle vicinanze nel caso abbiano già a bordo persone tratte in salvo, anche quando avrebbero ancora la capacità di effettuare un altro salvataggio;
il commissario Mijatovic aveva sottolineato con preoccupazione come, nella pratica, alle navi ONG fossero stati assegnati “porti sicuri” distanti dal luogo del salvataggio, come i porti del centro e del nord Italia, prolungando le sofferenze delle persone soccorse, con il rischio che il protrarsi della permanenza a bordo aggravasse le condizioni di salute di tutte le persone coinvolte, in particolare i soggetti vulnerabili;
il 16 febbraio 2023, anche l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha rivolto un appello al Governo italiano, chiedendo di non approvare il provvedimento in esame, affermando che: "Più persone in difficoltà soffriranno e saranno a rischio più vite in assenza di un aiuto tempestivo, se questa legge verrà approvata. Secondo il diritto internazionale, un capitano ha il dovere di prestare immediata assistenza a persone in pericolo in mare e gli Stati devono proteggere il diritto alla vita. Ma con questa proposta, una nave Sar nelle vicinanze sarebbe obbligata a ignorare le chiamate di soccorso semplicemente in virtù di aver già salvato altri" naufraghi, costringendo "anche vittime di tortura, violenza sessuale e altre violazioni dei diritti umani" a "ulteriori ritardi nell'accesso a cure mediche e riabilitazione adeguate";
considerato che:
secondo quanto riportato dalla stampa, il 22 agosto 2023, alla nave “Open arms” è stato notificato il fermo amministrativo di 20 giorni e una multa di 10.000 euro per aver soccorso un’imbarcazione in difficoltà, con 132 persone a bordo, mentre si stava dirigendo verso Carrara dopo aver soccorso alcuni migranti su un gommone (in tutto 195 persone);
il fermo è stato emesso per la violazione della normativa che vieta i recuperi multipli in mare dopo l'assegnazione del porto sicuro di approdo in Italia;
la “Open arms” ha effettuato nelle scorse settimane ripetute operazioni di soccorso su indicazione del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto (MRCC Roma): secondo quanto riportato da notizie di stampa avrebbe effettuato sette operazioni di soccorso e diciotto operazioni di assistenza anche per la difficoltà di uscire delle motovedette italiane per la carenza di carburante, salvando ben 734 persone e fornendo assistenza ad altre 540, sempre sotto il coordinamento dalla MRCC Roma;
considerato inoltre che anche alle navi “Aurora Sar” e “Sea-Eye 4” è stato notificato il fermo amministrativo: nel primo caso, le autorità italiane hanno contestato lo sbarco a Lampedusa invece che a Trapani, cioè il porto assegnato dal Viminale che secondo il comandante dell’Aurora non era raggiungibile per mancanza di benzina e acqua. A bordo aveva 72 naufraghi stipati su una barca lunga 14 metri e larga 5 dove tre persone sono svenute per il caldo; nel secondo caso, è stato contestato il “salvataggio multiplo” senza l’autorizzazione del Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano;
rilevato che:
l’intervento delle navi umanitarie è sempre più necessario a causa dell’aumento degli sbarchi di migranti raddoppiato, secondo i dati del Ministero dell’interno, rispetto al 2022;
limitare, rallentare o bloccare le navi umanitarie non ha come conseguenza la riduzione del numero degli sbarchi, ma soltanto l’aumento delle persone morte in mare, spesso bambini,
si chiede di sapere:
quante volte e con quali motivazioni la MRCC Roma abbia chiesto, dall'entrata in vigore del cosiddetto “decreto-legge ONG” ad oggi, alla Open arms e ad altre navi umanitarie di intervenire per salvare i migranti e quanti migranti siano stati salvati grazie all’intervento di queste navi;
se il Governo non ritenga necessario, alla luce dei numerosi interventi effettuati dalle navi umanitarie in questi mesi su indicazione del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, adottare iniziative al fine di sospendere le sanzioni pecuniarie ed amministrative alle navi umanitarie, in quanto in palese contraddizione con le continue e ripetute richieste di intervento fatte dalla MRCC Roma e in contrasto con gli obblighi dell'Italia in materia di diritti umani e diritto internazionale.

 

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