Chiudere il Cpr di via Corelli a Milano
Procedere all’immediata chiusura del centro di via Corelli a Milano fino al termine delle indagini da parte della Procura di Milano per frode sulle pubbliche forniture e sulla società che si è aggiudicata l'appalto. E' quanto abbiamo chiesto, con Silvia Roggiani, annunciando la presentazione di un'interrogazione alla Camera e al Senato rivolta al Ministro dell’Interno.
Dopo quanto riportato da diversi organi di stampa l’azienda che ha in gestione l’appalto non avrebbe fornito i servizi previsti.
Per questo chiediamo al Ministro se sia a conoscenza di questa situazione, delle pessime condizioni del Cpr e delle mancanze riguardanti i servizi di assistenza.
Secondo quanto emerge dalle indagini, le visite specialistiche per i migranti all’interno del centro non sarebbero state effettuate e persisterebbero mancanza di medicinali e carenza di visite di idoneità per la valutazione di patologie.
Inoltre si valuta ‘largamente insufficiente” il servizio di ausilio psicologico e psichiatrico.
Già in passato il centro di via Corelli è stato oggetto di diverse denunce da parte di diverse organizzazioni umanitarie per le condizioni di detenzione. Il Ministro Piantedosi ha il dovere di fare chiarezza.
Testo dell'interrogazione:
Atto n. 3-00815 con carattere d'urgenza - Pubblicato il 6 dicembre 2023, nella seduta n. 133
INTERROGAZIONE
con richiesta di risposta urgente ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento del Senato
MIRABELLI, GIORGIS, PARRINI, VALENTE, BAZOLI, ROSSOMANDO, VERINI, NICITA
Al Ministro dell’Interno
Premesso che:
come riportato da diversi organi di stampa, la procura di Milano ha disposto perquisizioni e acquisizioni di atti e documenti presso il Cpr di via Corelli nell'ambito di una indagine per frodi delle pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti, che sarebbero, è l'ipotesi investigativa, realizzate dalla società che si è aggiudicata l'appalto per la gestione del centro;
secondo l’accusa la società che gestisce il Centro, Martinina Srl, con sede a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno, non avrebbe fornito i servizi previsti dal bando di gara: si va dall'assistenza sanitaria, alla gestione della mensa fino alle pulizie. Inoltre, per aggiudicarsi la gara, è l'ipotesi investigativa, sarebbe stata presentata documentazione falsa;
da quanto emergerebbe dalle indagini: il servizio di mediazione culturale e linguistica era “assente” o “deficitario”, come il presidio sanitario per cui era prevista la presenza costante di medici e infermieri. Le visite specialistiche per i migranti all’interno del centro non sarebbero state effettuate “per il rifiuto del gestore di pagare”. La procura contesterebbe, inoltre, anche la mancanza di medicinali e la carenza delle visite di idoneità per la valutazione di gravi patologie quali epilessia, epatiti, patologie psichiatriche, tossicodipendenze e, infine, la totale assenza di un servizio per la diagnosi di tumori;
analogamente ‘largamente insufficiente” sarebbe anche il servizio di ausilio psicologico/psichiatrico con personale che non conosceva le lingue parlate dai migranti. Assente il servizio legale, il servizio per l’organizzazione di attività ricreative sociali e religiose e assenti anche luoghi di culto;
a quanto detto si aggiunga che il cibo spacciato e offerto come biologico sarebbe stato invece “maleodorante, avariato, scaduto”;
val la pena evidenziare come già in passato il centro via Corelli, precedentemente struttura di identificazione e espulsione, sia stato oggetto di diverse denunce da parte di diverse organizzazioni umanitarie per le condizioni di detenzione;
appare di tutta evidenza come le condizioni del Cpr di Via Corelli siano ben oltre i limiti della vivibilità per persone di fatto detenute e che non hanno potuto contare neanche sull’assistenza minima;
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano stati i controlli effettuati nel corso degli anni presso il citato CPR e se non ritenga necessario e urgente procedere con l’immediata chiusura del centro fino alla chiusura delle indagini da parte della Procura di Milano, anche al fine di garantire che siano ripristinate condizioni di permanenza tali da assicurare ai migranti il pieno rispetto dei diritti umani fondamentali che, come di tutta evidenza, sarebbero stati loro negati nel corso di questi anni.