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Il Governo segue una direzione sbagliata sulla legalità

I primi mesi di vita del Governo Meloni sono stati certamente caratterizzati da una legge di bilancio che, anziché aiutare chi ha più bisogno, ha speso per piccoli condoni e per la flat tax, riducendo le spese per sanità e scuola, reintroducendo le accise sulla benzina e aumentando i costi per le famiglie: dai pedaggi autostradali fino agli abbonamenti per il trasporto pubblico.
Ma, accanto alla politica economica, il governo nei suoi primi provvedimenti ha preso una direzione precisa sui temi della legalità. Una direzione sbagliata e pericolosa, certamente ingiusta.

Da una parte l’esecutivo ha assunto alcuni provvedimenti “manifesto”, più ispirati dalla volontà di dare segnali politici che dalla reale necessità ed efficacia. In questo quadro sta l’inutile decreto che punisce gli organizzatori dei rave, cosa già possibile con le norme esistenti, e il recente decreto che cerca, in violazione delle norme internazionali e del buon senso, di limitare le azioni di salvataggio in mare e di criminalizzare chi si occupa di salvare vite.
A fronte di questi provvedimenti che hanno, nella propaganda, un segno preciso di presunto rigore e ferrea volontà di intervenire per garantire ordine e sicurezza, il Governo ha fatto scelte che sulle questioni che riguardano la corruzione e l’evasione fiscale hanno un segno diverso, opposto.
Si dà il messaggio che i reati contro la pubblica amministrazione, quelli che arricchiscono chi li compie a danno della collettività, sono meno gravi e importanti. Lo si fa, nel cosiddetto “Decreto Rave” togliendo solo la corruzione e la concussione dai reati ostativi, quelli puniti con maggiore rigore e minor accesso ai benefici.
Si prosegue con un decreto sugli appalti che, se non sarà cambiato, liberalizza i subappalti e consente l’affidamento diretto dei lavori pubblici fino a un valore di 500.000 euro, quindi ridurrebbe le tutele per i lavoratori e permetterebbe di assegnare l’80% degli appalti pubblici senza gara.
Tutto ciò, ovviamente, in nome della velocizzazione delle opere pubbliche.
Obbiettivo giusto ma che non si persegue riducendo trasparenza e controlli ma riducendo e qualificando le centrali appaltanti per garantire professionalità e qualità, oltre che rapidità delle procedure.
Infine, resta l’innalzamento del tetto per l’uso del contante che riduce la tracciabilità del denaro e quindi facilita evasori e corruttori, che più facilmente potranno dotarsi di quote di “nero” da poter utilizzare. Insomma, la cifra di questo Governo, al di là della propaganda, sembra essere quella di chi non considera prioritari i temi della legalità, della lotta contro la corruzione e le mafie.

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