La guerra in corso
Intervento svolto alla Società Umanitaria (video).
Con la guerra in Ucraina siamo di fronte ad una situazione che mette in discussione molte cose e molte certezze, come accade con qualunque guerra.
Quello che sta avvenendo è una vicenda su cui non possiamo pretendere che ci sia un pensiero unico: credo che i dubbi siano tutti legittimi.
Si deve, però, partire da alcuni punti: innanzitutto c’è la necessità di distinguere che c’è un aggredito un aggressore e c’è la necessità di comprendere come questa aggressione - che è un vero e proprio tentativo di invasione di un altro Paese - in Europa cambia la situazione complessiva. Abbiamo vissuto per oltre 70 anni senza guerre nel nostro Continente. La guerra in Ucraina pone ora delle riflessioni.
Io credo che, di fronte a quanto sta accadendo, l’Unione Europea debba restare unita e debba dare una risposta univoca sia rispetto alla diplomazia che rispetto alle politiche di difesa e alla necessità di rispondere all’aggressione (lo abbiamo fatto con le sanzioni).
Le sanzioni messe in campo peseranno sulla Russia ma, essendo l’Italia un Paese dipendente dal punto di vista energetico, richiederanno un sacrificio, che vorremmo evitare che ricada sulle famiglie.
È evidente che, di fronte a questa crisi, abbiamo bisogno di accelerare alcuni processi in Europa.
Nell’emergenza, l’Europa si riunisce e si fanno politiche che prima erano impensabili, lo abbiamo visto anche con la pandemia.
Il PNRR è un piano di finanziamenti volto a favorire la ripresa dopo la crisi prodotta dalla pandemia; viene finanziato con uno strumento che sono i bond europei che, fino alla pandemia, nessuno in Europa voleva.
Oggi l’Europa ha affrontato questa questione, si è data una dimensione sociale, ha affrontato i problemi dei cittadini e ha fatto un passo avanti.
La guerra deve ora spingerci verso un altro passo avanti in materia di una politica estera comune dell’Unione Europea e di una difesa comune.
Penso che ci debba essere una politica estera che condanni le aggressioni e aiuti chi aggredito, perché non possiamo lasciar passare l’idea che un Paese può andare liberamente a invaderne un altro, perché ne ha la forza, e alla fine non succeda niente e la comunità internazionale resti ferma ad assistere.
Non può neanche passare l’idea, però, che per noi il tema sia quello di vincere la guerra: penso che questa sia un’idea sbagliata, che alcune volte hanno messo in campo il Presidente americano Biden e il premier inglese. Il tema per noi è quello costruire le condizioni per la pace, che però non sono la resa dell’Ucraina.
C’è un lavoro complicato da fare su tanti fronti, a partire da quello diplomatico, favorendo tutti i canali che si sono aperti per fare la trattativa; c’è poi un lavoro di sostegno all’Ucraina e ai profughi ma anche di sostegno militare non diretto ma aiutando con le forniture militari.
Inoltre, c’è il problema di evitare che la guerra ci porti in recessione. La crisi energetica, infatti, ci porterebbe in recessione e creerebbe condizioni che rischierebbero di allargare ulteriormente le diseguaglianze e impoverire ancora di più chi è già povero e per questo, al Governo e in Parlamento, siamo intervenuti sul costo della benzina e delle bollette e lo faremo ancora.
C’è anche il tema di come sostenere la nostra economia e le imprese, che rischiano di pagare l’aumento delle materie prime, che non nasce soltanto dalla guerra ma è precedente. Le materie prime sono necessarie per le produzioni ma da tempo costano di più.
Questa guerra pone anche un problema drammatico sul fronte alimentare, non tanto qui in Italia quanto in Africa: stanno venendo a mancare le forniture di grano ai Paesi più poveri africani.