L'operazione di Palermo conferma la pericolosità delle mafie e la necessità di contrasto con fatti, non proclami
L’operazione della Procura di Palermo, supportata dalle forze di Polizia e dai Carabinieri ha consentito di stroncare l’ennesimo tentativo di riorganizzazione territoriale di Cosa Nostra.
Dall’operazione emerge la permanenza di legami e attività mafiose di molti esponenti anche carcerati e ciò conferma la necessità di mantenere fermo il rapporto tra accesso a eventuali benefici e la collaborazione con la Giustizia.
Il mafioso che, potendo collaborare, non collabora, resta pericoloso.
Dalla stessa operazione emerge il grande valore degli apparati di prevenzione e contrasto che, da Falcone in poi, sono stati centralizzati, coordinati e specializzati: Procura Nazionale Antimafia, Direzioni Distrettuali, organismi di Polizia dedicati.
E di strumenti come il 41 bis e le intercettazioni.
L’operazione conferma anche come le mafie si riorganizzino attorno a pratiche criminali (droga, estorsioni, usura, gioco d’azzardo…) con l’uso intensivo di tecnologie molto avanzate.
Infine: quanto emerso conferma la gravissima situazione delle carceri.
Attorno alle drammatiche condizioni dei detenuti ordinari (e della stessa polizia penitenziaria) si conferma una pericolosa vulnerabilità e penetrabilità di mafie, molti esponenti delle quali continuano a guidare e orientare le organizzazioni criminali da dentro gli istituti.
Chiediamo al Governo, allo stesso DAP ancora in attesa di guida, di prendere immediatamente provvedimenti, con meno proclami propagandistici e più fatti.