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Il Pnrr

Adesione ad una mozione presentata dal Gruppo PD unitamente a M5S e Verdi e Sinistra sulla questione del PNRR.

Testo della mozione:

Atto n. 1-00050 con procedimento abbreviato (procedimento ex Artt.53 e 55) - Pubblicato il 24 maggio 2023, nella seduta n. 71

Il Senato,
premesso che:

la piena attuazione del PNRR rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l’affidabilità dell’Italia nel contesto internazionale. La rinuncia, anche parziale, come recentemente prefigurato dal Ministro Fitto e da altri esponenti del governo, al conseguimento degli obiettivi e delle riforme del PNRR avrebbe ricadute negative per il nostro Paese, a partire dalle trattative in corso nelle sedi istituzionali UE relativamente al nuovo Patto di stabilità, sulle previsioni programmatiche relative al PIL e alle altre variabili macroeconomiche e di finanza pubblica come descritte nel Documento di economia e finanza 2023, nonché sui mercati finanziari internazionali per la collocazione dei titoli del debito pubblico;
al nostro Paese sono stati riconosciuti oltre 191 miliardi di euro per l’attuazione del PNRR, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. La sua attuazione prevede un percorso serrato fino al 30 giugno 2026, con scadenze concordate con la Commissione europea a cui sono legate le 10 rate di erogazione di risorse fondamentali per il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi (milestone e target) obbligatori del PNRR, irrinunciabile occasione per dare slancio alla nostra economia già a partire dal corrente anno;
le prime due relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e le riforme concordate entro i termini previsti. Conseguentemente sono state erogate le due rate del PNRR, per un ammontare complessivo di 42 miliardi di euro;
le incertezze del Governo in carica sull’attuazione del PNRR hanno determinato nel breve volgere di pochi mesi una situazione di stallo che potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi previsti per l’anno in corso e il conseguente ottenimento della terza e della quarta rata spettante all’Italia per complessivi 35 miliardi di euro;
il 30 dicembre 2022 il Governo italiano ha comunicato di aver raggiunto i 55 traguardi obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata del valore di 19 miliardi di euro. Allo stato attuale, tuttavia, in conseguenza dell’incerta gestione del PNRR da parte dell’Esecutivo in carica, sono tuttora in corso le valutazioni della Commissione europea, che si stanno lungamente protraendo. La quarta rata in scadenza a giugno 2023, legata al raggiungimento di ulteriori 27 obiettivi, e alla conseguente assegnazione di 16 miliardi, per stessa ammissione dell’Esecutivo, è a fortissimo rischio;
in pochi mesi la positiva dote, anche reputazionale, lasciata dai precedenti governi è stata dilapidata attraverso vaghi annunci circa l’”impossibilità” di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, “spostamenti” di opere sulle altre fonti di finanziamento e “smantellamenti” cui non è seguito nessun atto ufficiale;
l’evidenza di tale cambiamento è emersa con chiarezza lo scorso 28 marzo 2023, quando le sezioni unite in sede di controllo della Corte dei conti hanno presentato al Parlamento la terza relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR. Essa ha evidenziato numerose criticità che, qualora non opportunamente e tempestivamente affrontate, avrebbero messo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi europei e nazionali connessi al piano. In particolare, relativamente ai profili di attuazione del piano, rispetto agli obiettivi europei, che risultano tutti conseguiti alla scadenza del secondo semestre del 2022, per gli obiettivi nazionali risulta un conseguimento pari solo al 62 per cento, nella misura in cui “le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata”. Per quanto concerne l’attuazione finanziaria, la Corte ha sottolineato come oltre la metà delle misure interessate dai flussi sulle specifiche contabilità di tesoreria e a quelli del bilancio mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti, e in particolare l’avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all’istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni stia procedendo a rilento;
con l’avanzare del cronoprogramma, la relazione della Corte dei conti ha evidenziato un atteso aumento del peso relativo dei target rispetto alle milestone, a cui dovrebbe associarsi un maggiore impegno del Governo, delle strutture preposte alla governance, e dei diversi livelli istituzionali coinvolti;
anziché monitorare costantemente l’avanzamento dell’attuazione del piano da parte delle amministrazioni pubbliche e velocizzare le procedure anche riconsiderando pochi e limitati obiettivi con il concorso di tutte le forze politiche alla luce del mutato quadro internazionale, il Governo ha scelto la strada della discontinuità politica e amministrativa rispetto al passato, a giudizio dei proponenti del presente atto di indirizzo perseguita attraverso infantili ricerche di responsabilità pregresse e intempestivi e dannosi cambiamenti nella governance che stanno generando, come previsto, ulteriori rallentamenti;
a seguito dell’approvazione del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, la nuova governance prevista dall’Esecutivo è ancora in fase di avvio, con conseguenti ricadute sull’intero processo di attuazione degli interventi già previsti e da attuare, e, in relazione agli evidenti ritardi che si stanno accumulando, l’Esecutivo sta ripetutamente tentando di addossare le responsabilità sui precedenti governi;
fatto ancora più grave, risultano assolutamente insufficienti le attività di relazione e confronto con le istituzioni europee, come chiaramente indicato nella recente nota informativa del Parlamento europeo sullo stato di avanzamento dell'attuazione dei piani nazionali. Nonostante la Commissione europea abbia reso chiaro che la revisione dei piani nazionali sia possibile, purché all’interno dei binari tracciati dai regolamenti UE, ad oggi risulta che dal Governo italiano non è giunta alle sedi istituzionali dell’Unione alcuna formale richiesta di revisione del PNRR, e ciò in netto ritardo rispetto a quanto già fatto da altri Stati membri;
in tale contesto di grave incertezza e ritardo, risulta assolutamente necessario che il Governo ponga in essere, con urgenza, un costruttivo dialogo anche con le Camere, garantendo corretta informazione, fornendo relazioni e schede progetto che rendano chiare le prospettive del piano;
il Parlamento sinora non è stato coinvolto in alcun modo né sulle modifiche che il Governo intenderebbe apportare al PNRR né tantomeno sull’inserimento, ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435, di un apposito capitolo dedicato al piano “REPowerEU”, adottato a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e che ha come obiettivo quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima dell'anno 2030;
l’inserimento di tale capitolo consentirà all’Italia di avere a disposizione ulteriori risorse, pari a 2,76 miliardi di euro, derivanti dal trasferimento delle risorse ETS, oltre alla possibilità di trasferire fino al 7,5 per cento delle dotazioni dei fondi relativi alla programmazione 2021-2027 della politica di coesione, e di ricevere ulteriori disponibilità finanziarie;
come indicato nella comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, gli Stati membri sono stati fortemente invitati a presentare i PNRR modificati con il capitolo REPowerEU entro il 30 aprile 2023, e cioè prima del termine legale del 31 agosto 2023, al fine di consentirne la verifica e la valutazione da parte della Commissione stessa senza ritardi;
ciononostante, il Governo italiano a metà aprile ha comunicato di non essere ancora in grado di fornire nemmeno un’indicazione dei progetti che dovrebbero essere inclusi nel nuovo capitolo REPowerEU, e al contempo ha reso noto di avere intenzione di rivedere alcuni investimenti del PNRR, per mutate condizioni ed esigenze o per difficoltà di realizzazione nei tempi previsti;
nella raccomandazione specifica per il nostro Paese (COM(2023) 612 del 24 maggio 2023) presentata nel quadro del pacchetto di primavera del semestre europeo, la Commissione afferma che l’Italia dovrebbe finalizzare rapidamente il capitolo REPowerEU del suo PNRR al fine di avviarne l'attuazione,
impegna il Governo:
1) ad adempiere con urgenza, al fine di salvaguardare la credibilità e l’affidabilità del nostro Paese nel contesto internazionale, nonché la stabilità dei fondamentali economici e di finanza pubblica, all’attuazione di tutti gli impegni previsti dal PNRR e concordati con le istituzioni europee;
2) in merito alla terza tranche di risorse del PNRR, a garantire la piena e totale collaborazione con la Commissione europea attraverso uno scambio costruttivo e continuo ed un’informazione efficace e completa, che permetta di dare soluzione al ritardo nel pagamento della terza rata in tempi rapidi e utili per il Paese;
3) a garantire il conseguimento, entro il 30 giugno 2023, dei traguardi e degli obiettivi (27 interventi tra riforme e investimenti) necessari all’ottenimento, senza ritardi, dell’erogazione della quarta rata del PNRR;
4) ad improntare le proprie relazioni con le istituzioni europee, soprattutto in vista della paventata revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza, alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte e prospettive di cambiamento del PNRR;
5) a mantenere costantemente informato il Parlamento circa lo stato di attuazione del PNRR, a dar conto dell’utilizzo delle risorse e dei risultati raggiunti e delle eventuali misure necessarie per accelerare l’avanzamento dei progetti o per una migliore efficacia degli stessi rispetto agli obiettivi; a garantire altresì il pieno coinvolgimento del Parlamento sulle modifiche da apportare al PNRR, comunque rimanendo nel solco tracciato dal “Next generation EU” e dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, individuandole in maniera puntuale e dettagliata, fornendo un’informazione piena e tempestiva, mediante le relative schede progetto, sulle ragioni di tali cambiamenti e sugli effetti che questi determinerebbero sull’utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese;
6) a mettere al centro della paventata revisione del PNRR gli interventi sul fronte del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo che, come dimostrano i recenti accadimenti nelle Marche e in Emilia-Romagna, necessitano di un ulteriore rafforzamento e di una rapida esecuzione; a garantire la centralità degli interventi per la transizione green e digitale, quali elementi strutturali del processo di ammodernamento del Paese e precondizione per la sua crescita;
7) a garantire la realizzazione degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali e, in particolare, a rispettare la riserva d’impiego del 40 per cento delle risorse del PNRR allocabili territorialmente per le regioni del Mezzogiorno;
8) a garantire la governance sui progetti alle Regioni e Province autonome che hanno già dimostrato efficienza in termini di capacità di progettazione e di spesa dei fondi europei;
9) a procedere tempestivamente alla presentazione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, come raccomandato dalla Commissione europea, comunque garantendo il coinvolgimento del Parlamento sulla definizione dei programmi ivi ricompresi e sull’utilizzo delle relative risorse, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal PNRR e la piena sostenibilità economico-sociale, territoriale e ambientale.

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