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La riforma della giustizia serve al governo per far saltare l'equilibrio tra poteri

Articolo pubblicato su Huffington Post.

Sulla riforma della Giustizia e il referendum vorrei solo richiamare alcune questioni, soprattutto politiche, che definiscono il contesto in cui è nata questa riforma.
Prima di tutto è utile ricordare che la maggioranza di Governo che ha proposto questa riforma, in questi anni, ha fatto una serie di interventi legislativi volti a depotenziare la lotta alla corruzione e ai reati dei colletti bianchi.
Mentre si è continuato a produrre nuovi reati e alzare le pene, affrontando così ogni questione, dai rave party a Caivano, Nordio ha abolito il reato di abuso di ufficio e dato una stretta all'utilizzo delle intercettazioni per i reati contro la Pubblica Amministrazione.

Non si è persa occasione per teorizzare la necessità di proteggere parlamentari, Ministri e amministratori.
D'altra parte è evidente il fastidio e l'insofferenza di questo Governo verso ogni forma di controllo, che si traduce nel tentativo di delegittimare ogni istituzione che eserciti la propria funzione di controllo e garanzia.
Gli attacchi alla magistratura per giustificare i fallimenti delle politiche sull'immigrazione, quelli alla Autorità contro la corruzione per aver criticato il Codice degli Appalti, o ancora, i recenti scontri con la Corte dei Conti, rea di aver fatto rilievi critici al progetto del Ponte sullo Stretto.
Sono solo alcune delle cose che confermano la volontà del Governo di rappresentare istituzioni fondamentali per gli equilibri tra i poteri come responsabili delle cose che non funzionano ed inutili ostacoli per l'azione del Governo stesso.
La riforma della Giustizia e il referendum mirano soprattutto a questo, a colpire l'autonomia della magistratura e portarla sotto il controllo dell'Esecutivo.
D'altra parte, come più volte dichiarato dallo stesso Nordio, questa riforma non serve ai cittadini, a migliorare il sistema giudiziario, a ridurre i tempi dei processi.
L'obiettivo reale non è neppure la separazione delle carriere.
D'altra parte, la separazione delle funzioni tra giudicanti e PM è già nei fatti, grazie anche alla riforma Cartabia.
Già oggi, infatti, i passaggi da una funzione all'altra sono di poche unità.
La vera ragione è la volontà della destra di colpire la magistratura, creando un sistema, per diverse ragioni, anacronistico.
Basti pensare alla scelta di scegliere per sorteggio i componenti dei due nuovi organismi di autogoverno della magistratura. Una scelta, questa, che non esiste in nessuna parte del mondo e che ridimensiona la stessa autorevolezza e rappresentanza degli istituti di autogoverno.
Sarà una campagna referendaria difficile, che la destra cercherà di trasformare in un referendum pro o contro i magistrati senza discutere del merito del quesito.
Da mesi è in atto una campagna che utilizza fatti di cronaca per screditare la magistratura. Dalla vicenda di Garlasco, fino alla vicenda dei bambini della casa nel bosco.
Tutto viene amplificato per raccontare di una magistratura inefficiente e che agisce togliendo pretestuosamente diritti e libertà.
In questo contesto, noi dobbiamo evitare di assecondare la narrazione che ci consegna il ruolo di partito dei giudici: dobbiamo invece stare al merito, mettere al centro i cittadini e il funzionamento della Giustizia di cui la riforma non si occupa.
Soprattutto, dobbiamo dire chiaramente che con questa riforma inizia il tentativo della destra di cambiare la Costituzione radicalmente, cambiando l'equilibrio tra poteri per favorire l'Esecutivo.

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Video dell'incontro organizzato dal PD Lombardia sulla riforma della Giustizia e il referendum.

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