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Carcere: dalla Ministra assenso alle proposte PD su proroghe alle norme di emergenza e più formazione

La Ministra Cartabia oggi nell'Aula del Senato, nel corso del Question Time, ha in sostanza assentito con la necessità di prevedere misure per intervenire sulle condizioni di vivibilità delle carceri dovute al sovraffollamento, che il Covid ha reso ancora più difficili.
Come Pd abbiamo chiesto al Governo di prorogare oltre il 31 dicembre 2022 le misure assunte per la pandemia, prevedendo dunque ancora permessi premio e detenzione domiciliare per chi è in regime di semilibertà e sconti di pena per i meritevoli.
Tutto questo è urgente contro il sovraffollamento e per ridare dignità sia ai detenuti che a chi nel carcere lavora. La sperimentazione positiva dell’uso di Skype e altri sistemi per comunicare resa necessaria di fronte alla pandemia non va abbandonata, anzi utilizzata per rendere più frequenti i rapporti coi famigliari e servono investimenti per l'istruzione e la formazione in carcere.
L'Italia è stata condannata negli anni varie volte dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per le condizioni di invivibilità dei penitenziari dovuta alla mancanza di spazi. Anche ora nelle nostre carceri sono presenti 54.615 detenuti nonostante una capienza effettiva di 47.736 posti.
La pandemia ha aggravato queste condizioni di vita già precarie, perché per contenere il diffondersi dell'epidemia, i penitenziari sono stati chiusi a tutti gli accessi esterni e sono stati sospesi attività formative e laboratori e soprattutto i colloqui in presenza con i familiari.
Il Decreto 137/2020 ha alleggerito queste condizioni con misure deflattive, poi prorogate fino alla fine di quest'anno.
Ora, come Pd chiediamo al Governo di prorogare ancora i permessi premio per chi è in semilibertà e di intervenire sulla liberazione anticipata, aumentando da 45 a 75 giorni gli sconti di pena per buona condotta.
Ancora, per ripartire col piede giusto dopo la pandemia è urgente investire in formazione, perché la pena torni ad avere l'obiettivo del reinserimento, previsto dalla Costituzione.

Testo dell'intervento svolto in Senato (video):

Conosciamo la situazione delle carceri italiane, che resta una situazione difficile, segnata da strutture spesso non adeguate e da un sovraffollamento preoccupante.
A ciò si è aggiunto il covid in questi ultimi due anni, che ha creato ulteriori disagi. Le carceri, infatti, sono rimaste chiuse, non ci sono stati colloqui, si sono chiuse tutte le esperienze di formazione e le esperienze lavorative per le ovvie restrizioni dovute al covid. Ci sono state difficoltà grandi. Difficoltà che hanno scontato sia i detenuti che chi lavora in carcere.
Credo, infatti, che sia sbagliata l’idea di continuare a contrapporre detenuti ad agenti di polizia penitenziaria: abbiamo il dovere di migliorare le condizioni del carcere nell’interesse di tutti.
Conoscendo la sensibilità della Ministra della Giustizia, confermata anche dalle recenti scelte fatte sul DAP, le chiediamo di ragionare su cosa fare dopo il covid nelle carceri italiane.
È possibile fare cose per ridurre il sovraffollamento, anche alla luce dell’esperienza che la pandemia ha portato, introdurre nuove misure e rendere permanenti alcune di queste esperienze.
Abbiamo preso misure come gli arresti domiciliari e la possibilità per chi lavorava fuori di non tornare in carcere a dormire. Abbiamo prolungate queste misure fino a dicembre 2022 e credo che vadano confermate e rese permanenti. Così come andrebbero confermate le innovazioni a cui ci ha portato il covid per poter comunicare: abbiamo usato Skype; abbiamo introdotto le reti telematiche nelle carceri e queste sono una grande opportunità per gli incontri e la formazione.
Crediamo, inoltre, che si debba risarcire chi per due anni, con il covid, non ha potuto fare nulla nel carcere e ha sofferto di questa situazione, quindi, chiediamo di assumere una misura per la liberazione anticipata, prevedendo uno sconto di pena superiore a quello già previsto dalla legge.
Infine, è il momento di investire di più sulla formazione e sul lavoro. Questi sono i punti necessari per applicare la Costituzione, come la Ministra ha insegnato di voler fare.

Video dell'intervento e della risposta della Ministra della Giustizia» 

Testo dell'interrogazione presentata e discussa:


Atto n. 3-03247 - Pubblicato il 6 aprile 2022, nella seduta n. 423

Mirabelli, Malpezzi, Ferrari, Biti, Collina, Cirinnà, D'Arienzo, Marcucci, Rossomando

Al Ministro della giustizia.

Premesso che:

le drammatiche condizioni di sovraffollamento in cui vive la popolazione carceraria, come noto, hanno procurato all'Italia nel corso degli anni diverse condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, a partire dal 2009. In particolare nel 2013, causa Torreggiani e altri c. Italia, la CEDU ha condannato il nostro Paese e lo ha invitato a provvedere, entro due anni, con misure deflattive, a ripristinare condizioni vivibili nelle carceri. Tuttavia, superata l'iniziale deflazione, nel 2020 in Italia si contavano nuovamente 61.000 detenuti a fronte di 47.000 posti effettivi. Attualmente sono presenti 54.615 detenuti nonostante una capienza effettiva di 47.736 posti regolamentari;

la mancanza strutturale di adeguati spazi ha giocato un ruolo particolarmente significativo durante la pandemia e, contestualmente alle scarse condizioni igieniche all'interno delle strutture, ha reso difficile il rispetto dei protocolli sanitari, primo fra tutti il distanziamento sociale. A fronte della drammatica crisi epidemiologica da COVID-19 il contesto carcerario si è da subito rivelato particolarmente esposto al virus. Pertanto, con l'intento di contenere il diffondersi dell'epidemia, le carceri sono state chiuse a tutti gli accessi esterni, sono state sospese le attività formative, i laboratori e soprattutto i colloqui in presenza con i familiari;

a seguito delle restrizioni, che hanno portato l'aggravarsi del persistente stato di isolamento sociale dei detenuti, sono esplose violente proteste in diversi istituti penitenziari del nostro Paese nelle quali sono morte 14 persone e andate distrutte alcune sezioni;

per garantire, quindi, maggiori contatti con le famiglie è stato aumentato il numero di telefonate a disposizione per ogni detenuto, passando da un contatto settimanale a una telefonata al giorno, ed inoltre è stata introdotta la possibilità di effettuare chiamate tramite "Skype";

rilevato che allo scopo di fronteggiare le diverse criticità emerse, nonché allo scopo di contenere l'aumento dei contagi, gli articoli 28, 29 e 30 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, hanno introdotto misure in deroga in materia di licenze premio per i detenuti in regime di semilibertà, durata straordinaria dei permessi premio e modalità di detenzione domiciliare. Misure che, da ultimo, con il decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, sono state prorogate al 31 dicembre 2022,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, mediante proprie iniziative, consentire ai detenuti in regime di semilibertà, che nel corso degli ultimi due anni hanno goduto delle licenze premio di cui all'articolo 52 della legge 26 luglio 1975, n. 354, con durata superiore ai 45 giorni e che abbiano tenuto una condotta rispettosa di tutti gli obblighi imposti loro e abbiano altresì dimostrato un comportamento tale da far ritenere raggiunto un loro pieno recupero, di continuare a godere di tali licenze anche oltre la data del 31 dicembre 2022;

se non ritenga opportuno, inoltre, disporre, mediante atti di propria competenza, l'introduzione di misure volte ad innalzare la detrazione di pena di cui all'articolo 54 in materia di liberazione anticipata, per i detenuti che negli ultimi due anni abbiano dato prova di piena partecipazione all'opera di rieducazione, allo scopo di favorire da un lato il loro reinserimento nella società e dall'altro l'adozione di misure deflattive relativamente alla popolazione carceraria richieste al nostro Paese in diverse occasioni dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;

se, alla luce dell'adozione di nuove forme di comunicazioni telematiche tra i detenuti e i familiari, non ritenga opportuno mantenere tali forme di comunicazioni e incentivarne l'utilizzo anche in occasione di interventi per la formazione dei detenuti medesimi, garantendo tuttavia l'utilizzo di piattaforme che garantiscano elevati standard di sicurezza;

se non ritenga opportuno provvedere ad un significativo investimento per le attività di formazione in carcere, attività fondamentali ai fini dell'attuazione della finalità rieducativa della pena ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione.
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