La riforma dell'ordinamento giudiziario è utile al Paese
Intervento svolto all'Assemblea dell'Associazione Nazionale Magistrati (video).
Ringrazio l’Associazione Nazionale Magistrati per l’invito e per la discussione fatta in Assemblea perché se si parlasse di più di giustizia come è stato fatto qui, confrontando posizioni diverse, anziché stando sempre dentro ad un dibattito tutto ideologico, sarebbe meglio.
La discussione fatta, quindi, va a merito di questa giornata, qualunque cosa si pensi sullo sciopero dei magistrati.
Condivido l’incipit della relazione del Presidente, nel senso che penso che la politica debba ispirarsi esattamente ai principi citati, cioè all’idea che abbiamo bisogno di una Giustizia che funzioni meglio, soprattutto nell’interesse dei cittadini, cosa che sfugge spesso nella discussione politica.
C’è poi un tema - che è giusto porre - di recupero della credibilità della Giustizia complessivamente nel Paese, perché tutti i dati dicono che, anche magari immeritatamente, per come si parla di Giustizia in Italia, la fiducia si abbassa e la credibilità della magistratura viene minata concretamente.
Credo, quindi, che questi siano due obiettivi importanti.
Questi sono anche gli obiettivi con cui abbiamo lavorato quest’anno. Al di là delle critiche e delle valutazioni diverse, infatti, la riforma del processo civile, la riforma del processo penale, la presunzione di innocenza e anche la discussione sulla riforma del CSM servono a questo. Sono riforme che devono servire ad accelerare i tempi, dare più certezze su tempi congrui sia agli imputati che alle vittime.
Io penso che abbiamo fatto un buon lavoro e la magistratura dovrebbe riconoscerlo.
Penso anche che ciò che si sta facendo con gli investimenti del PNRR può aiutare il lavoro dei magistrati e, complessivamente, il funzionamento della Giustizia.
Penso che l’Ufficio del processo e i 18mila assunti potrebbero dare una mano seria ai magistrati per lavorare meglio sul loro target, lasciando altre incombenze ad altri.
Penso che l’investimento significativo sulla digitalizzazione non darà immediatamente un risultato ma, da qui a poco tempo, avremo strumenti per far funzionare meglio le cose.
Non voglio però sfuggire ai problemi.
Questa riforma, a mio parere, non può essere discussa senza guardare al contesto.
Il contesto è quello di una promozione di referendum che stanno tutti dentro, non all’idea di riformare la Giustizia, ma all’idea di regolare i conti in un dibattito ideologico infinito, che ormai dura da 30 anni tra politica e magistratura.
Questo è un tema.
Nella discussione sul CSM ci siamo confrontati con chi ha proposto la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, con chi ha proposto che deve essere la politica a decidere su cosa procedere e su cosa no.
Il Parlamento attuale è questo.
Penso che abbiamo evitato una rivalsa nei confronti dei magistrati e uno stravolgimento di una serie di regole, che alcuni stavano tentando di fare.
Continuo a pensare che questa riforma abbia sicuramente molti punti su cui si poteva fare meglio ma penso che comunque sia una riforma utile.
Non esistono riforme perfette, soprattutto sulla Giustizia.
Stando al Senato e facendo il capogruppo del PD in Commissione Giustizia c’è da far tremare le vene ai polsi a pensare di fare una battaglia per cambiare la legge perché so che rischieremmo sicuramente di soccombere e di far passare altro.
Questo non vuol dire che va tutto bene così.
Molte critiche che sono state fatte sono riferite ad una Legge Delega: a parte la questione del sistema di voto per il CSM, infatti, quasi tutto il resto riguarda la Legge Delega, per cui molte delle preoccupazioni sentite sul fascicolo e sul disciplinare, possono essere superate o migliorate nel momento in cui si scriverà la Legge Delega. Trovo importante, quindi, che si continui a tenere l’interlocuzione con la politica e con il Ministro perché La Legge Delega è occasione per uscire dalle dispute politiche quando si faranno i decreti attuativi.