Serve un disegno di riordino del settore dei giochi
Intervista di Radio Immagina (video).
Purtroppo non siamo riusciti a fare una legge complessiva sul gioco d’azzardo in questa Legislatura e neanche in quella precedente, fermandoci ad un passo dall’ottenere il risultato. Alla fine della scorsa Legislatura, infatti, eravamo arrivati ad un accordo Stato-Regioni per una legge che regolamentasse complessivamente il gioco. Eravamo arrivati molto vicini a farla. Il testo del disegno di legge di riordino del settore che ho ripresentato in questa Legislatura riprende ciò che si era deciso nella Conferenza Stato-Regioni, dopo una lunghissima discussione, che ha visto anche il contributo delle associazioni che si occupano di gioco.
Ad oggi, però, non siamo ancora riusciti a mettere la politica a misurarsi su questo tema.
Purtroppo, continuiamo a intervenire sul gioco solo in termini di entrate. C’è stato anche qualche provvedimento tampone ma poi in realtà, anche prima della pandemia, quasi tutti gli interventi guardavano al gioco d’azzardo come a un’occasione per aumentare il PREU, le tasse e, quindi, le entrate dello Stato.
È evidente che non si può tentare di abbassare l’offerta e la domanda di gioco e contemporaneamente pretendere che da questo settore arrivino sempre più soldi allo Stato. Bisogna fare, quindi, una legge di riordino, sapendo però che il presupposto è quello di ridurre di molto le aspettative di entrate per lo Stato da questo settore.
Bisogna sapere che non è la strada proibizionista quella da intraprendere perché purtroppo c’è una domanda di gioco molto grande e dobbiamo lavorare per ridurla, così come per ridurre l’offerta.
La domanda di gioco è molto grande e, proibendo tutto, la scelta del gioco legale rischierebbe di essere evasa soltanto dalla criminalità organizzata, che comunque è operativa, soprattutto sul terreno di slot machines e VLT, con l’imposizione dell’acquisto o dell’utilizzo delle macchine che sono sotto il controllo della criminalità stessa.
Prima che facessimo la riforma che collega tutte le macchinette da remoto, l’attività della criminalità organizzata era quella di truccare le schede per aumentare i guadagni.
Il gioco è un settore su cui la criminalità organizzata ha molto lavorato. Su questo, però, abbiamo messo in campo e continuiamo a mettere in campo una serie di normative che controllino, oltre all’attività delle Procure. Bisogna fare un’attenta verifica - e lo si sta facendo - su tutti i capitali e tutti i finanziamenti che vanno ad alimentare le società che poi gestiscono il gioco legale. È un problema molto serio.
Il tema è che dobbiamo ridurre l’offerta e la domanda di gioco e facciamo fatica a farlo.
Abbiamo fatto la scelta importante di togliere la possibilità di fare pubblicità al gioco d’azzardo su tutte le reti televisive ma purtroppo è un divieto che viene aggirato continuamente utilizzando altri loghi o loghi delle società di gioco spacciandoli per associazioni.
Poi c’è un tema su cui la criminalità organizzata è attiva e su cui i controlli si stanno rafforzando e stanno migliorando che è il gioco online. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati chiusi moltissimi siti di gioco d’azzardo perché legati alla criminalità organizzata.
Rispetto all’iter legislativo, però, ho l’impressione che anche questa volta ci sia fermati.
Eravamo vicini al traguardo: il Sottosegretario Baretta, infatti, era arrivato a definire una linea che avrebbe potuto essere tradotta in norme di legge.
Ci sono problemi che restano aperti.
Un primo problema lo abbiamo in parte affrontato mettendo in campo soluzioni come quelle dell’abolizione della pubblicità o l’obbligo della tessera sanitaria per giocare alle slot machines o per entrare nelle sale giochi, inserendo una serie di controlli e delle norme - che possono anche essere migliorate - sulle tempistiche e le modalità di gioco per impedire alle persone di perdere troppi soldi. Sono già state fatte, quindi, una serie di norme su questo terreno, alcune sono state già approvate, altre potranno esserlo in futuro e molte di queste arrivano dall’esperienza e dalle proposte che sono uscite anche dalle tante iniziative del movimento Mettiamoci in Gioco.
Un altro fronte, come dicevo prima, è c’è un tema che riguarda lo Stato. Se, ogni volta che abbiamo bisogno di soldi, pensiamo di aumentare la voce delle entrate dalle tassazioni sui giochi, sbagliamo, innanzitutto perché così si dimostra che il vero interesse a ridurre l’offerta lo Stato non ce l’ha; secondariamente perché rischiamo di mettere anche gli operatori, che sono comunque persone che lavorano, in condizioni difficili.
Se dobbiamo ridurre domanda e offerta di gioco, dobbiamo ridurre anche le entrate per lo Stato derivanti da quel settore. Un ulteriore motivo per cui serve una legge di riordino è quello di stabilire le relazioni tra lo Stato (che ha la riserva di legge sul gioco), le Regioni e i Comuni per fare in modo che ci sia una regolamentazione coerente e che non succeda più ciò che è successo in questi anni, con continui conflitti di competenza, e soprattutto perché in questo modo possiamo definire le quote di sale gioco, sale scommesse, slot machines che possono essere messe sul territorio, riducendole di molto. Uno sforzo lo abbiamo già fatto, riducendo le slot machines di un terzo nella scorsa Legislatura nei locali pubblici. Su questa strada bisogna andare avanti e bisogna ridurre assolutamente l’offerta di gioco.
Vedremo come e se è possibile usare i soldi del Recovery Fund anche sul settore del gioco.
Penso che comunque qualcosa dovremo farlo nei prossimi mesi e man mano che si avvicina il momento delle riaperture perché, ovviamente, riapriranno anche le sale giochi e le slot machine nei bar e saremo anche tutti in una fase socialmente difficile. Registreremo, infatti, una crisi crescente dal punto di vista sociale ed economico nei prossimi mesi ed è dimostrato che è proprio quando c’è crisi che le persone più deboli affidano le loro speranze al gioco d’azzardo. Credo, quindi, che dovremo ragionare su questo e provare a prevenire quello che può essere un problema molto grande e molto esteso.
È chiaro che il lockdown, con la chiusura delle sale, ha fatto venire meno la famosa offerta che noi vogliamo ridurre ma non credo che la domanda sia diminuita. Temo che con la fine del lockdown e delle chiusure e con l’aumento della crisi sociale ci possano essere ripercussioni serie.
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