Proporzionale per evitare coalizioni e ingovernabilità
Intervista di iNews24.
“È evidente che in questo Paese c’è bisogno di una svolta affinché non si creino più le condizioni del passato, cioè che si formino coalizioni senza alcuna capacità di governare”. Ai microfoni di iNews24, il senatore del Pd Franco Mirabelli, sul sistema proporzionale. “Quando il Governo ha confermato la riforma costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari, è stato dato per scontato che a quel punto il sistema proporzionale sarebbe diventato lo strumento più efficace per garantire la rappresentanza di tutti i territori”, aggiunge.
Il Partito democratico pare essere indirizzato verso il sistema proporzionale.
“Il Pd non ha deciso niente. Non è un mistero che noi pensiamo, come ha detto Enrico Letta più volte, che l’attuale Rosatellum è il peggior sistema elettorale che esista. È evidente che in questo Paese c’è bisogno di una svolta affinché non si creino più le condizioni del passato, cioè che si formino coalizioni senza alcuna capacità di governare. Il sistema proporzionale consente di valorizzare e scegliere tra i partiti. Poi è chiaro che può consentire la formazione di governi di coalizione una volta che si è votato. Governi che, come dimostra anche la storia, possono avere maggiori possibilità di durare e governare il Paese”.
Il tema del sistema elettorale è sempre stato attuale. Ma in questo periodo più che mai, con la guerra in Ucraina. I partiti sono divisi rispetto a molte questioni e questo forse ha reso la politica definitivamente consapevoli della necessità di una svolta?
“Capisco le dichiarazioni e le diverse sensibilità. Ma mi pare che tutto quello che si è deciso sulla guerra, si è deciso all’unanimità in Parlamento. Mi riferisco al sostegno ai profughi, al Governo ucraino e all’aiuto militare attraverso la fornitura di equipaggiamenti all’esercito ucraino. Queste sono le questioni importanti”.
Quale sarà il futuro prossimo verso l’eventuale cambiamento del sistema elettorale?
“Questo non lo sappiamo. È in corso una discussione in Commissione prima alla Camera. Vediamo se quest’ultima sarà in grado di produrre una modifica del sistema elettorale. Certo è che quando il Governo ha confermato la riforma costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari, in quel percorso è stato dato per scontato che a quel punto il sistema proporzionale sarebbe diventato lo strumento più efficace per garantire la rappresentanza di tutti i territori”.
Il Movimento 5 Stelle è in linea con il Pd da questo punto di vista. Ma cosa sta succedendo, secondo lei, nel centrodestra?
“Penso che il centrodestra sia molto diviso e Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia abbiano posizioni diverse, in particolare sull’Europa. Paradossalmente queste divisioni potrebbero portarli a vincere le elezioni. E sono convinto che potrebbe succedere con questo sistema elettorale. Non mi pare che ci siano tante forze del centrodestra disponibili a lavorare sul proporzionale anche se penso che questo sistema consentirebbe anche a loro di mostrare le singole posizioni senza nascondere differenze che sono evidenti a chiunque”.
In queste ore ci sono tantissime polemiche sull’intervista al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov andata in onda su Rete 4 durante il programma Zona Bianca. Che idea si è fatto?
“Penso che non si può proibire nulla. Ma credo che dal punto di vista etico bisognerebbe avere chiaro che un’intervista, tra l’altro con pochissimo contraddittorio, a un dirigente russo sottoposto alle sanzioni dell’Ue, è una cosa che bisognava e si poteva evitare”.
Anche a rischio di censurare opinioni diverse? Pur condannando la guerra e l’attacco della Russia, un giornalista non può fare un passo indietro di fronte alla completezza di un racconto.
“Non trovo che fosse opportuno dare una platea a una persona sottoposta alle sanzioni dell’Occidente. È una contraddizione evidente. Dopodiché, come ho detto prima, certamente si poteva ricorrere al contraddittorio. Ma sembra evidente che un’intervista del genere si faccia dando garanzie anche all’intervistato. Non è stata incapacità del giornalista, bensì una condizione posta”.