Perché il Ministro Nordio dovrebbe occuparsi di più (e meglio) del carcere minorile Beccaria di Milano
Intervista di FanPage.
“Se non verrà trovato un direttore stabile, è difficile che al Beccaria la situazione possa migliorare”: è quanto ha detto a Fanpage.it, Franco Mirabelli, senatore del partito Democratico che ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro della Giustizia di porre fine alle numerose criticità.
Da carcere modello a emblema dell'abbandono: è così che è stato apostrofato, nell'ultimo anno, l'istituto minorile di Milano Cesare Beccaria.
Un'attribuzione alimentata da episodi tremendi come le torture su un sedicenne da parte di altri coetanei, l'evasione di sette giovani durante il periodo natalizio e infine il report del Garante dei detenuti del Comune di Milano, Francesco Maisto, che ha raccontato di alcuni ragazzi costretti a mangiare con il vassoio sulle ginocchia perché non ci sarebbero tavoli a sufficienza.
Criticità alle quali si aggiungono: la carenza di educatori e agenti di polizia penitenziaria, l'assenza di un direttore stabile e gli interminabili lavori di ristrutturazione. Problemi che hanno portato il Partito democratico a presentare un'interrogazione parlamentare in cui si chiede al ministro della Giustizia Carlo Nordio quali iniziative intende intraprendere per porre fine "alle numerose criticità dell'Istituto minorile Beccaria di Milano".
Il primo firmatario è il senatore Franco Mirabelli che a Fanpage.it ha spiegato come il Beccaria sia ormai al collasso.
Nonostante nell'ultimo anno al Beccaria siano avvenuti episodi molto violenti, sembra che non ci sia attenzione da parte delle Istituzioni. La politica si occupa abbastanza dei minori?
Al di là dei singoli episodi, la vicenda del carcere Beccaria è in qualche modo emblematica. Attorno a questo istituto ci sono tantissime iniziative e risorse della società civile che hanno contribuito in questi anni a mettere in campo progetti importanti e di accesso al lavoro. C'è stata anche l'apertura e la ristrutturazione all'esterno del teatro. A fronte di tutto ciò, da quasi dieci anni, il Beccaria non ha una direzione stabile.
Continuano ad avvicendarsi direttori di altre carceri con mandati temporanei. A questo si aggiunge, la nota vicenda della ristrutturazione di un'intera area dell'Istituto che ormai dura anch'essa da molti anni: prima si sono interrotti i lavori perché è fallita l'azienda che li stava facendo e ancora vari ritardi che hanno allungato i tempi di consegna. Questa questione ha comportato anch'essa grandi problemi di gestione. Speriamo che veramente manchino pochi giorni all'apertura della nuova ala.
Sarebbe necessario investire maggiormente sul reinserimento nella società dei ragazzi e soprattutto, considerati i problemi di questo istituto, non sarebbe fondamentale investire anche sulla prevenzione per evitare che i ragazzi entrano negli istituti penitenziari?
Sì, io penso che il carcere debba essere considerato sempre un'extrema ratio ancora di più per i minorenni. A questo si aggiunge un altro problema: la carenza di personale. E questo vale sia per il personale che si occupa della realizzazione di progetti quindi di assistenti per i ragazzi sia per gli agenti di custodia che, appena arrivano, chiedono subito il trasferimento.
Come ha certificato il garante per i diritti dei detenuti, Francesco Maisto, l'assenza di una continuità di azione porta con sé, al di là della carenza, una continua rotazione del personale assunto.
C'è anche un altro tema: mancano posti all'interno di comunità che possano accogliere minori. Bisognerebbe investire anche su questo aspetto?
Sì, certamente. Ci stiamo occupando anche di questa materia. La riforma sulla giustizia Cartabia, per esempio, prevede di investire sul personale per facilitare l'utilizzo di pene alternative al carcere. Penso che questo tema ci sia.
È anche vero però che relativamente all'istituto Beccaria il punto non è se ci sono o meno comunità disponibili ad accogliere i ragazzi. Il punto è che non ci sono comunità disposte ad accogliere ragazzi problematici. Questo fa sì che si alimenti il rischio che all'interno dell'istituto si concentrino solo le storie più dure e difficili da gestire.
Dopo l'interrogazione, prevedete una visita al carcere Beccaria?
Sì. Noi siamo in contatto quotidiano con alcuni persone che lavorano in carcere. Siamo in contatto con la compagnia teatrale o ancora con Don Gino Rigoldi. Questo ci consente di valutare di volta in volta la situazione.
Quello che è certo è che possiamo tranquillamente trovare nell'assenza di una direzione stabile un problema che deve essere risolto altrimenti sarà difficile migliorare la situazione.