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Per il riordino dei giochi la base di partenza resta l’accordo Stato-Regioni

Intervista di PressGiochi.

“Speriamo che nella prossima legislatura ci siano le condizioni per fare quello di cui c’è bisogno, cioè una legge di riordino del settore. Per adesso si procede con interventi spot che non risolvono il problema delle aziende e nemmeno quello dei giocatori fragili. Dobbiamo costruire una politica sensata che aiuti a ridurre domanda e offerta. Il riferimento rimane l’accordo Stato-Regioni della scorsa legislatura che poi non si è fatto a tempo a realizzare, e quindi la legge di riordino che ho presentato all’inizio di questa e che presenterò all’inizio della prossima”.

Lo ha dichiarato a PressGiochi il senatore dem Franco Mirabelli parlando dei progetti che potrebbero essere realizzati nella prossima legislatura in materia di giochi, in caso di vittoria del Pd alle elezioni di domenica 25 settembre.
“Quell’accordo - afferma Mirabelli - regolamentava in maniera intelligente il rapporto tra Stato, Regioni e Comuni, senza togliere l’esclusiva allo Stato per la concessione dei giochi, introduceva regole per ridurre in maniera significativa tutti i fenomeni che potessero in qualche modo favorire il gioco patologico, riduceva ulteriormente le macchine da gioco e i punti scommesse e puntava su strutture dedicate con personale formato. Quella era la strada che si era costruita con gran fatica e mi pare che incontrasse anche il parere favorevole dalla gran parte degli operatori.
Che ci sia qualcosa che non va è evidente. Perché tutti hanno spiegato di volere abbattere la quantità di domanda e offerta per poi scoprire, ancora oggi, che le entrate fiscali del gioco sono aumentate nuovamente del 30%. Non possiamo pensare di ridurre domanda e offerta prevedendo contemporaneamente di aumentare le entrate dal gioco per lo Stato. È vero che adesso anche chi era proibizionista sembra avere mitigato le sue posizioni. Ma viviamo dentro una schizofrenia per cui si passa dal pietismo nei confronti dei giocatori patologici alla solidarietà acritica nei confronti degli operatori e dei loro dipendenti. Che sicuramente hanno sofferto, sia con la crisi pandemica che con altre disfunzioni. Ma bisogna trovare la forza di abbandonare le strizzate d’occhio per il facile consenso e provare a costruire un quadro che comprenda le varie esigenze. Adesso si vota. E certamente la composizione del Parlamento non è ininfluente rispetto alle scelte che andremo a fare”.

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