Il carcere deve mirare a rieducazione e reinserimento
Articolo pubblicato su Avvenire.
Nella scorsa Legislatura presentammo, a prima firma dell’onorevole Siani, un Disegno di Legge che impediva l’ingresso in carcere di figli minorenni di madri detenute.
Quel testo prevedeva in concreto la custodia attenuata in strutture dedicate per le madri con la loro prole ed escludeva un regime detentivo normale.
Quel Disegno di Legge fu approvato alla Camera dei Deputati ma non al Senato, dove la Lega ci impedì di inserirlo tra le priorità da votare nell’ultimo scorcio di Legislatura.
Abbiamo ripresentato all’inizio di questa Legislatura quel testo sia alla Camera dei Deputati sia, a mia prima firma, al Senato e, in questi due anni, abbiamo più volte proposto emendamenti, ai vari Decreti, che introducevano quelle norme.
Purtroppo, la destra ha impedito l’approvazione di un intervento di buon senso, una legge rispettosa di un elementare principio di umanità e di civiltà: quello che dice che i bambini non devono e non possano stare in carcere.
Un principio che Lega e FDI rifiutano perché mette in discussione la loro ideologia, che vede nel carcere solo la punizione e la sofferenza; una sorta di vendetta sociale e che, quindi, si disinteressa delle persone e delle condizioni di detenzione.
In questi giorni, alla Camera dei Deputati riprenderà la discussione sul Disegno di Legge “Sicurezza” del Governo che, tra le altre cose, prevede una sorta di obbligo della detenzione in carcere delle donne incinte che vengono arrestate.
Un’altra scelta priva di umanità e di attenzione verso le condizioni di quelle madri che, in altri contesti, il centrodestra dice di voler mettere al centro del proprio interesse.
Il messaggio è sempre lo stesso: più carcere significa più sicurezza e la sicurezza è la priorità che viene prima delle condizioni di detenzione, dei suicidi e, ovviamente, dello stesso dettato costituzionale, che parla di rieducazione e reinserimento.
È l’idea di uno Stato che deve mostrare la faccia cattiva e crudele per dare sicurezza ai cittadini senza cedimenti neanche di fronte ai bambini. Figuriamoci di fronte al sovraffollamento e alle condizioni disumane di detenzione che, in fondo - questo è il sottinteso - i detenuti si sono meritati.
Illudono le persone che questo porti più sicurezza, imbrogliandole, nascondendo che questa idea fa del carcere un generatore di violenza e di recidività, di cui tutti rischiamo di pagare le conseguenze.
Le condizioni degli istituti per i minori, a iniziare dal Beccaria di Milano sono lì a dimostrarlo.
Con il Decreto “Caivano” si è aumentato il numero di minori reclusi, si è creata sovrappopolazione concentrando lì stranieri e problemi psichiatrici che non dovrebbe affrontare il carcere, creando un mix esplosivo che genera disordini ed evasioni e impedisce quel lavoro essenziale di educazione e formazione che fino a poco tempo fa funzionava.
Purtroppo, il tema dei “bambini dietro le sbarre” rischia di non trovare soluzione proprio perché il furore ideologico di chi è oggi al Governo non lo consente.
È importante continuare a fare rete tra politica, associazioni e operatori per far prevalere un semplice principio di civiltà: i bambini non devono stare in carcere!