Così assetati di poltrone che si vogliono spartire anche il CAI
Alla Lega e al Movimento 5 stelle, sempre in nome del cambiamento, ma verso la ricostruzione della Prima Repubblica, non basta spartirsi tutti i posti che ci sono in Rai, alle Fs e in Cdp. Non ancora sazi, quelli dell'Italia agli italiani e quelli dell'uno vale uno ora hanno bisogno di altri spazi per soddisfare i propri appetiti, mettendo anche in discussione l'autonomia di altri enti e organizzazioni che, negli anni, hanno costruito una loro, sana e importante, autonomia dalla politica.
È il caso del CAI (Club Alpino Italiano). Nel decreto di riordino dei ministeri, trasferendo le competenze per questo ente dal Mibact al Ministero dell'Agricoltura, il governo ha pensato bene di inserire una norma che ci riporta nientepopodimeno al 1963 (la Prima Repubblica è con noi...), quando appunto era il Ministero competente a designare i 5 membri dell'organismo direttivo del Cai. Oggi al ministero competente spetta solo la nomina di un revisore per assolvere al ruolo di vigilanza sui bilanci.
Io, con i colleghi del Pd Parrini, Sbrollini e Ferrari, ho presentato un emendamento soppressivo di questa norma. Ma mi chiedo: che fine ha fatto la battaglia grillina contro la occupazione della società da parte della politica? Quando si interviene così, cercando di imporre 5 nominati a gestire un ente come il Cai, in cui le cariche direttive sono tutte elettive e scelte dai soci, dove si va a finire?