Rigenerazione urbana a Sesto San Giovanni
Intervento svolto all’incontro “Al centro della metropoli. Rigenerazione urbana a Sesto San Giovanni, idee per il futuro della città” organizzato dalla Fondazione Quercioli (video).
Farò il punto sulla Legge riguardante la rigenerazione urbana di cui sono Relatore al Senato.
Dopo un anno e mezzo di lavoro anche con il Ministero delle Infrastrutture, cercando di raccogliere tutte le esigenze dei diversi soggetti, dal mondo ambientalista agli amministratori, dai Comuni alle Regioni, siamo arrivati a un testo definitivo su cui convergono tutte le forze politiche presenti nella Commissione Ambiente del Senato.
Questo testo è frutto di un lungo lavoro; è molto utile e, nonostante il lavoro sia stato fatto tutto insieme al Ministero delle Infrastrutture, ci si scontra con difficoltà che vengono dalla ragioneria dello Stato o dal Ministero delle Finanze e che speriamo di superare in tempi rapidi.
Superato questo, credo che il testo possa procedere rapidamente sia in Senato che alla Camera dei Deputati, con cui comunque una parte di lavoro è stato già fatto anche perché, essendo a fine Legislatura e essendo almeno 15 anni che si parla di progetti di legge per la rigenerazione urbana, vogliamo riuscire a portarne a compimento uno.
C’è un tema che riguarda la definizione di rigenerazione urbana che non è semplicissimo da sviscerare.
Voglio raccontare, comunque, come abbiamo lavorato e qual è il senso della legge.
Questa non è una legge che concepisce la rigenerazione urbana solo come un intervento in pezzi di città o in ambiti territoriali in cui c’è bisogno di intervenire sul degrado o di intervenire perché c’è un bisogno di riuso di aree dismesse ma ha l’ambizione di essere qualcosa di più.
Pensando a Sesto San Giovanni questo si comprende meglio.
Pensando a trasformazioni che ci saranno, sia dal punto di vista sociale che economico, e che saranno probabilmente accelerate dalla pandemia, abbiamo due scelte: o subiamo le trasformazioni o le governiamo. Penso a cosa comporterà il non auspicabile ma probabile aumento del lavoro da casa in termini di riduzione degli uffici e, quindi, ci sarà il problema di ripensare la funzione di quegli edifici e a tutto l’indotto.
Se vogliamo governare le trasformazioni, però, abbiamo bisogno di dare ai Comuni gli strumenti per farlo e credo che la legge sulla rigenerazione urbana vada in questo senso.
Per fare questo lavoro servono obiettivi chiari che la legge definisce. Tra questi c’è il rispetto del consumo di suolo zero da qui al 2050; a cui abbiamo solo previsto una deroga con un bilancio sostanzialmente in pareggio cioè potendo trasferire il verde da un’altra parte.
C’è l’obiettivo dell’efficientamento energetico e dell’uso delle energie rinnovabili in tutto il nuovo costruito.
Ci sono i temi della mobilità sostenibile e della sicurezza.
Quando parliamo di rigenerazione urbana, quindi, non stiamo ragionando soltanto sul costruito e sul come costruire ma si ragiona sulla costruzione o sulla ricostruzione di nuovi ambiti urbani in cui c’è anche un aspetto sociale e ambientale; c’è grande attenzione al verde, alla mobilità sostenibile ma anche su alcune questioni sociali fondamentali, come il lavoro.
Penso, dunque, che sia necessario riflettere quando pensiamo ad un ambito urbano in cui si immette un progetto di rigenerazione urbana; ad esempio ci deve stare l’abitare, con la possibilità di realizzare appartamenti di edilizia sociale, che vuol dire cooperative e altre forme di affitto a canoni calmierati.
Attenzione al sociale vuol dire anche, soprattutto nei centri storici, attenzione a come si organizza il commercio di vicinato in alcune realtà.
Nella legge, quando si parla di centri storici e si intende che lì ci deve essere un vincolo, si parla del costruito fino al 1927 mentre tutto il resto rientra nelle autorizzazioni previste per tutte le altre realtà su cui si interviene nella legge.
Abbiamo ragionato su una catena di interventi istituzionali che non lasci fuori nessuno dei soggetti che oggi ha competenze. Ogni volta che si parla di urbanistica, infatti, spesso le competenze sono sparpagliate dal livello nazionale fino al Comune, passando per le Regioni.
Il Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane è stato recentemente ricostituito, anche con lo scopo di avere la possibilità ogni anno di ridefinire gli obiettivi della rigenerazione urbana dopo aver valutato i lavori che verranno fatti nelle diverse realità territoriali. Ogni anno, quindi, ci sarà un documento che darà le direttive nazionali.
Alle Regioni sarà richiesto di adeguare ai principi della legge nazionale le legislazioni regionali che già intervengono sulla materia, alcune anche in modo positivo e già in sintonia con ciò che prevede il testo a cui stiamo lavorando.
Ai Comuni viene dato il compito di fare i piani di rigenerazione urbana, scegliendo gli ambiti territoriali.
L’altra novità contenuta nella legge è anche la rigenerazione urbana pensata interamente con i soldi dei privati.
C’è una rigenerazione urbana promossa e proposta dal pubblico, che la governa, anche con la collaborazione di investimenti privati ma c’è anche un’ipotesi di rigenerazione urbana fatta dai privati.
Per fare questo si mettono in campo strumenti diversi.
Sono previsti finanziamenti significativi per gli interventi pubblici ma su questo tema ci siamo bloccati. La legge prevedeva inizialmente, quando l’abbiamo proposta, 2 miliardi all’anno di investimenti su questo fronte ma oggi sono già in campo i soldi previsti dal PNRR e l’idea del Ministero era quella di stanziare 500 milioni per vent’anni, valutando i progetti.
Inoltre, si dà la possibilità alle Regioni, ai Comuni e allo Stato di abbassare gli oneri del costruito per tutte le iniziative che realizzano progetti di rigenerazione urbana.
Questo è il punto a cui siamo arrivati e credo che l’approccio sia giusto.
Con questa legge si darà ai Comuni uno strumento importante che può servire a costruire una omogeneità sul territorio nazionale e a far prevalere le buone pratiche.
Molte cose a Milano sono già state messe in pratica in alcune trasformazioni urbane mentre a Sesto San Giovanni mi pare che tutti gli aspetti sociali o ambientali fino ad ora non siano stati presi in considerazione e, quindi, una legge in materia di rigenerazione urbana può servire a costruire dei punti di riferimento comuni in tutto il Paese.