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Milano, cosa si è costruito e come raccogliere i nuovi bisogni

Articolo pubblicato su Affaritaliani e Huffington Post.

Credo sia il momento di aprire una riflessione su Milano anche per rispondere alle narrazioni negative e strumentali che rischiano di sedimentare se non vengono contrastate.
Non si tratta di negare i problemi né di rinunciare a affrontarli, come si sta iniziando a fare con il Piano Casa, con una visione del futuro per una città più giusta, aperta, vivibile che continui a crescere mettendo i frutti della sua crescita a disposizione di politiche per ridurre le diseguaglianze.

Il tema è come le diverse straordinarie stagioni attraversate, da Expo al covid, insieme alle politiche innovative su mobilità, sostenibilità ambientale, aree dismesse e per continuare a garantire i servizi nonostante i tagli alle risorse, hanno cambiato Milano.
Penso si possa tranquillamente dire che la Milano è cambiata in meglio, come dimostrano tanti dati e tanti indicatori, ma soprattutto il consenso che le forze al governo della città continuano a registrare ad ogni passaggio elettorale.
Al di là della giusta attenzione ai problemi e alla volontà di migliorare, questa è una realtà da rivendicare con orgoglio.
Tenendo la testa sui problemi che emergono dai territori non vanno persi di vista i risultati raggiunti e la capacità attrattiva di quella che è una grande capitale europea.
Milano non è certo la città ostaggio delle bande di immigrati di seconda generazione che da mesi racconta una nota trasmissione televisiva sulle reti Mediaset, né quella che da settimane la Rai descrive omertosa di fronte alla criminalità organizzata e in cui "tutti ma proprio tutti usano cocaina". E anche il luogo comune di un consenso concentrato nelle ztl è smentito dal successo del centrosinistra in tutti i Municipi, segno di una attenzione e di un lavoro positivi sulle periferie.
Resta ancora da contrastare un argomento che viene teorizzato da più parti, anche tra loro contrapposte, e che racconta gli anni di governo del centrosinistra a Milano come in continuità con le Giunte Albertini e Moratti.
Si cerca di nascondere e banalizzare il valore politico delle scelte fatte in questi anni che invece hanno qualificato una stagione che ha segnato cambiamenti positivi nella città e per i milanesi.
Certamente è cresciuta molto la dimensione europea e internazionale di Milano che oggi è un importante riferimento universitario, della ricerca, della cultura e degli affari e ciò ha portato con sé lavoro, opportunità ma anche problemi inediti di sicurezza e sui costi dell'abitare.
Mancano più di due anni alla fine della Consiliatura e ci sono da affrontare sfide importanti, dall'avvio del Piano casa alle Olimpiadi invernali, fino alla conclusione della vicenda stadio, ma in questi anni si sono fatte cose che hanno qualificato l'amministrazione comunale, che l'opposizione ha combattuto e hanno migliorato la vita della città.
Penso alla chiusura del centro alle auto e alle nuove isole pedonali, all'introduzione del limite di 30 chilometri all'ora nelle strade vicino alle scuole, ai nuovi parchi urbani, alle scelte fatte per garantire trasparenza negli appalti e per contrastare la ‘ndrangheta, ancora, penso all'impegno per i diritti civili insieme ai servizi sociali, che essendo una priorità, non sono mai stati ridotti nonostante i tagli alle risorse per i Comuni.
Non si tratta di fare propaganda né tanto meno di pensare che si sia fatto tutto bene o che non ci siano problemi da affrontare a partire dalla percezione di insicurezza. Ma c'è un patrimonio costruito in questi anni da cui partire, raccogliendo i nuovi bisogni, per costruire un’idea del futuro in cui la sostenibilità e la protezione dei cittadini siano al centro.

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