Ce la metteremo tutta per approvare la legge Zan
Intervento all'Agorà sulla Legge Zan a Milano (video).
Ce la metteremo tutta per approvare la legge Zan.
La Commissione Giustizia del Senato è una commissione difficile; c’è un Parlamento difficile.
Credo, però, che non si possa fermare qui una battaglia. Questo l’ho pensato guardando le piazze piene il giorno dopo l’affossamento del DDL Zan in Senato la volta precedente, stando alla manifestazione all’Arco della Pace a Milano.
La battaglia non può finire qui perché non può vincere non solo chi ha sguaiatamente festeggiato l’affossamento della legge ma non può vincere anche chi su questa questione - che riguarda i diritti e la vita di tante persone - ha deciso di dividere il Paese, di dividere il Parlamento, di radicalizzare lo scontro contro questo, non proponendo un’altra legge o un altro modo di garantire i diritti delle persone ma contro i diritti delle persone. Questa cosa non può essere lasciata passare.
Da domani, la prima cosa che ci diranno è “avete presentato il disegno di legge così com’è e, quindi, non volete discutere, non volete confrontarvi” ma noi avevamo chiesto fin dall’inizio il confronto e abbiamo detto che eravamo disponibilissimi a discutere sulle preoccupazioni che c’erano rispetto all’articolo che riguardava la scuola; eravamo e siamo ancora disponibili a discutere rispetto all’articolo che ad alcuni appariva come un articolo che riduceva la libertà di opinione rispetto a questo tema.
Abbiamo detto, però, che c’è una cosa che non si può pensare ed è l’escludere qualcuno dalle tutele previste da questa legge. Questa deve essere una legge che tutela, garantisce, aiuta tutte quelle persone.
L’idea su cui il centrodestra, a partire dal Presidente della Commissione Giustizia, Ostellari, ha fatto la battaglia era quella di togliere il tema dell’identità di genere, che era esattamente ciò che dall’altra parte era stato chiesto di non toccare.
Io credo che da qui si riparte e credo che dobbiamo fare una discussione di merito, chiarendo questo e andando a vedere le reali disponibilità di chi ci ha detto di voler difendere i diritti.
Un’altra cosa che da domani ci diranno, come ha ricordato il sindaco Beppe Sala, è “ma vi pare il momento? C’è la guerra; c’è la crisi economica, vi pare il momento di occuparsi della Legge Zan?”.
Già stamattina, Giorgia Meloni ha chiesto se ci pare il momento di parlare di Ius Soli o di Ius Culturae con tutto quello che sta succedendo.
Ma qui il problema non sono le priorità. Il problema è che non si può pensare che il tema dei diritti civili sia sempre un tema che arriva alla fine.
Quando avremo risolto tutti gli altri problemi, allora, forse, potremo occuparci dei diritti civili, perché non c’è la percezione che quando si parla di diritti civili, si parla di questioni che riguardano la vita vera, concreta di tante persone, che hanno bisogno che le istituzioni, la politica e la legge le tuteli, dia loro garanzia, valorizzi il loro ruolo nella società.
Dire che di diritti civili non ci si occupa mai perché non ci sarà mai il tempo in cui non ci saranno altri problemi, è una cosa pericolosa a cui dobbiamo reagire.