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Studiare una misura specifica per efficientare le case popolari

Intervento svolto all'incontro con il Comitato di Autogestione del quartiere Ca' Granda insieme a Beatrice Uguccioni e al Segretario Generale del Sunia, Stefano Chiappelli.

È sempre più evidente che il tema dell’abitare è troppo sottovalutato dalla politica e di importanza sempre maggiore per i cittadini.
Trovare casa oggi a canone accessibile per un lavoratore dipendente è molto complicato e la politica si deve porre questo problema.

Una città come Milano, se non interviene la politica e se non si fanno politiche pubbliche sulla casa, rischia di non avere più posto per i ceti medio-bassi e per i ceti medi e finisce per espellerli dalla città.
Se un appartamento non si vende a meno di 5000 euro al metro quadro, vuol dire che stiamo parlando di una politica immobiliare in cui trovano spazio quasi esclusivamente i ceti più abbienti.
Stando alle questioni di stretta attualità, è evidente che c’è un problema per il caro-bollette. Abbiamo bisogno subito che il Governo metta in campo altre iniziative per tutelare le famiglie con i redditi più bassi.
Il PD ha già chiesto di aumentare la fascia che deve beneficiare delle bollette sociali.
Ci deve essere un intervento molto significativo per ridurre i costi delle bollette.
Questo tema si porrà anche per l’edilizia residenziale pubblica, ovviamente e va affrontato, così come lo si affronta per le aziende.
Il tema del costo delle bollette è enorme per le case popolari, in quanto le spese sono spesso molto più alte del canone.
Ora serve un intervento urgente ma la vicenda di questi giorni ci deve far capire meglio che straordinaria occasione avrebbe potuto essere il superbonus.
Era il momento di mettere in pratica l’idea di efficientare dal punto di vista energetico gli stabili e di riscaldarli con risorse alternative come il solare o con le pompe di calore.
C’è stata, quindi, una straordinaria occasione che sarebbe servita soprattutto nei quartieri popolari, dove c’è un maggior degrado abitativo: qui l’utilizzo del superbonus avrebbe davvero potuto fare la differenza ma purtroppo, pur essendo un provvedimento di cui hanno beneficiato tanti, non è stato utilizzato dai gestori di case popolari.
Si è persa un’occasione, dunque.
La vicenda del superbonus, come già altre, rende evidente che i gestori del patrimonio pubblico non sono in grado di gestire queste opportunità.
MM ha fatto un po’ di più di ALER ma, comunque, se non riescono a gestire la progettazione dei progetti del superbonus e tradurlo in interventi migliorativi per gli alloggi che ne hanno bisogno, è un problema.
Non credo che il superbonus verrà prorogato, neanche per il patrimonio pubblico: è chiaramente una misura anticiclica, può servire a rilanciare il settore dell’edilizia, ad affrontare il problema dell’efficientamento energetico ma non può andare avanti sempre.
Credo che occorra studiare una misura specifica per l’edilizia residenziale pubblica e che, però, responsabilizzi i gestori molto di più. Serve, ovviamente, una misura che metta soldi a disposizione dell’efficientamento del patrimonio pubblico ma in modo mirato e responsabilizzando le aziende, altrimenti i progetti vengono preparati e poi si fermano. Serve, quindi, responsabilizzare molto di più i gestori.

sunia12092022Rispetto alle elezioni, ho guardato i programmi elettorali dei partiti. Il PD è l’unico partito che ha proposte che si fanno carico della domanda di abitazioni a costi accessibili. Gli altri, soprattutto la destra, si occupano di chi ha già la casa di proprietà e si occupano di garantire questi sul fatto che non avranno altre tasse e potranno godersi le proprie proprietà ma non assumono alcun impegno rispetto a chi ha difficoltà a trovare casa a canoni accessibili. Noi, invece, proviamo a occuparci del problema dell’accesso alla casa e proponiamo 500mila alloggi di edilizia sociale in dieci anni. Non si tratta solo di case popolari ma devono poter dare risposta ad una domanda di casa a canoni accessibili, quindi, case di cooperativa o operazioni di riqualificazione che possono vedere anche capitali privati ma che devono produrre un aumento dell’offerta di case a canone calmierato.
In Commissione al Senato avevamo finito di lavorare alla legge sulla rigenerazione urbana; stavamo per portarla in Aula quando qualcuno ha avuto l’idea di far cadere il Governo, salvo poi lamentarsi oggi perché il Governo non interviene sulle bollette.
La legge sulla rigenerazione urbana era un passo importante e aveva in sé l’idea di mettere tanti soldi e tanti incentivi sull’obiettivo di intervenire su intere parti di città per migliorare i servizi e l’ambiente e realizzare abitazioni a canone accessibile.
Avevamo anche stanziato un miliardo e trecento milioni a disposizione di questo progetto.
Io continuo a pensare che quella fosse l’unica strada possibile.
Al di là delle grandi trasformazioni urbane che stiamo vivendo, ci sono pezzi di città che vanno ripensati, quartieri popolari che sono degradati, quartieri di uffici che nei prossimi anni non avranno più senso perché lo smart working in qualche modo li svuoterà, così come non credo che possano reggere tutti i grandi centri commerciali o le multisale.
Se si vuole evitare di avere città costellate da monumenti nel deserto, abbiamo bisogno di pensare quelle parti di città e lì il ragionamento su tutto questo e anche sulle risposte alle domande di abitazioni a canoni sociali va trovata.
C’è poi il tema dei giovani.
Il PD propone 2.000 euro a ogni under 35 ogni anno per aiutarli a pagare l’affitto e aumentare le agevolazioni per i mutui per la prima casa.
Queste sono misure che vanno incontro all’esigenza dei giovani di farsi una vita autonoma.
È evidente che anche sulla casa, quindi, ci sono grandi differenze tra noi e la destra e il 25 settembre bisogna scegliere.
Bisogna scegliere tra la destra, che parlando di casa si occupa solo di chi ha già una casa, oppure il PD e la coalizione di centrosinistra.
Con il meccanismo dei collegi uninominali, infatti, solo i candidati del centrosinistra possono sconfiggere i candidati della destra: votando il terzo polo o M5S vuol dire togliere un voto a chi può battere la destra e, quindi, rafforzare la destra e indebolire lo schieramento progressista.
Questo è importante che si sappia.



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