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Ricostruire il PD attorno ad alcune idee forti

Intervento svolto all'assemblea degli iscritti PD del Municipio 9 di Milano.

A Milano si è ottenuto un risultato importante dalle urne: in città si sono guadagnati voti rispetto alle elezioni amministrative, in un contesto generale negativo, e li guadagniamo anche in periferia, quindi, il PD non è più il partito della ZTL.
Questo risultato è frutto anche del radicamento territoriale che abbiamo saputo costruire in questi anni, anche grazie ai circoli e al gruppo dirigente milanese.

Il voto ha premiato l’esperienza positiva di Milano e il risultato mostra anche che non è più corretta la narrazione del partito che ha abbandonato le periferie.
Sicuramente avremo bisogno di fare una riflessione nelle prossime settimane ma non dobbiamo chiuderci dentro ad una discussione tutta teorica e astratta.
A livello nazionale abbiamo perso, abbiamo subito una sconfitta elettorale anche se il quadro politico, a parte FDI, mostra che tutti gli altri partiti escono dalle urne ben più sconfitti del PD.
In ogni caso, il PD ha perso 800mila voti e ha guadagnato pochissimo in percentuale rispetto al 2018.
Il risultato, comunque, non ci soddisfa e su questo esito dobbiamo ragionare.
Con questo risultato siamo comunque la seconda forza politica del Paese e la prima forza di opposizione e, oggi, di fronte ad un Governo delle destre che si sta costituendo e avrà come premier Giorgia Meloni, abbiamo bisogno di organizzare subito l’opposizione, che non è cosa diversa dal farsi carico dei problemi e dei bisogni che la crisi economica e sociale porta con sé.
Dovremo essere bravi a organizzare l’opposizione e a mettere in campo proposte - come abbiamo fatto anche in campagna elettorale - per affrontare i temi del caro-bollette, dell’aumento dei prezzi, dell’inflazione.
Credo che dovremo fare questo rendendo evidente che lo facciamo guardando soprattutto ai bisogni dei più deboli e che le nostre battaglie e le nostre proposte sono per ridurre le diseguaglianze che in questi anni di crisi, invece, sono aumentate.
Rispetto alla discussione che si apre, abbiamo bisogno di dirci qual è il tema che dobbiamo affrontare nel percorso congressuale che Letta ha disegnato bene nella lettera agli iscritti.
In quella lettera si dice che non facciamo il congresso per eleggere il Segretario ma per aprirci ad una discussione che coinvolga anche altri e che sia soprattutto una discussione politica; poi verrà anche il momento di scegliere il Segretario.
Troppe volte abbiamo pensato che fosse sufficiente cambiare il Segretario per risolvere tutti i nodi. Questa volta, invece, dei nodi dobbiamo discutere e dobbiamo fare una discussione politica.
Non dobbiamo fare una discussione sullo sciogliere il PD come ci ha suggerito una parte della stampa, qualche opinion leader anche a sinistra e qualcuno che ha l’interesse perché pensa di guadagnarci.
Non dobbiamo fare una discussione sul dividere il PD perché, secondo alcuni, sarebbe fallito l’incontro tra diverse culture, che era alla base della costruzione del PD.
Con un po’ di orgoglio dobbiamo dire che il PD continua ad avere una funzione nella società italiana e il dato elettorale, per quanto sia negativo, dice che ci siamo: un elettore su 5 ci ha votato e dobbiamo avere la capacità di capire come investire su quel voto.
Nessuno ci ha votato per sciogliere il PD.
È evidente che in diversi hanno interessi a danneggiarci.
Alcuni giornali e alcune TV hanno iniziato la discussione sul PD che aveva esaurito la propria funzione già durante la campagna elettorale: diversi giornalisti hanno spiegato che il PD non serviva a niente.
Noi dobbiamo avere l’ambizione di fare una discussione su come riusciamo a rifondare e rigenerare il PD, su come riprendiamo in mano le ragioni che ci portarono a costruire un partito in cui si incontrano le culture della sinistra e del centrosinistra e producono un progetto per la società. Vediamo cosa non ha funzionato ma credo che non si possa far altro che rilanciare quel progetto.
Bisogna rilanciare il progetto del PD, che vuole unire le culture del centrosinistra e che era anche il progetto di mettere in campo una forza che, in nome di forme nuove di democrazia e partecipazione, riducesse la distanza tra i cittadini e la politica.
Il PD è stato fatto anche per questo ma anche su questo punto non possiamo essere soddisfatti.
Dobbiamo partire dal fatto che è evidente che, quello che per molti di noi è stato il senso di responsabilità che ci ha portato ad andare al Governo per dare una mano nei diversi momenti di crisi del Paese, è apparso come volontà di stare al potere e ha trasformato il PD nel partito dell’establishment.
Questo è un tema che dobbiamo affrontare.
Personalmente, mi ha dato molto fastidio vedere che continuavano a raccontare che il PD era il partito dei notabili mentre invece si stava facendo la campagna elettorale con i circoli e i militanti.
È evidente che non siamo come ci hanno dipinti ma dobbiamo prendere atto che siamo apparsi antipatici perché veniamo vissuti come quelli che pensano prima di tutto a stare al potere e che siamo stati considerati come il partito del sistema.
Il sistema serve perché fa funzionare la democrazia ma oggettivamente appare ai cittadini come incapace di risolvere i problemi.
Un altro nodo che si lega a questo è che noi non riusciamo a essere credibili proprio sulle parole d’ordine che abbiamo messo al centro della nostra campagna elettorale: lotta alle diseguaglianze, ambiente, diritti. Evidentemente abbiamo bisogno di fare una riflessione sul come far diventare quei temi, soprattutto la lotta alle diseguaglianze, che è il tema che una forza di centrosinistra deve assumere.
Il compito del congresso deve essere quello di ricostruire il PD attorno ad alcune idee forti e possono essere proprio quelle che avevamo scelto per il programma elettorale.
C’è poi il tema delle alleanze che, però, non va posto in modo divisivo a tutti i costi e deve venire dopo al congresso: prima dobbiamo decidere chi siamo e poi, in base a come cambierà il quadro politico, si potrà discutere di alleanze.

 

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